Ciambetti: Monti lo disse tre volte, ora tocca a Letta vedere la fine della recessione
Giovedi 8 Agosto 2013 alle 20:38 | 1 commenti
Roberto Ciambetti, assessore Regione Veneto - “Capita che al bambino stanco di camminare il genitore dica con pazienza che la meta è vicina, anzi, dopo la prossima curva sarà ben visibile. Monti, quand’era capo del governo, se non sbaglio disse due e tre volte, a distanza di qualche mese l’una dall’altra, che si iniziava a vedere la luce in fondo al tunnel.
Adesso la luce fuori dal tunnel la vedono il premier Letta e il suo ministro Saccomanni. Sono solo loro però ad avere le visioniâ€. L’assessore regionale al Bilancio ed Enti locali del Veneto, Roberto Ciambetti è alquanto perplesso davanti all’ottimismo manifestato da esponenti del governo nazionale per l’andamento dell’economia previsto in ripresa entro la fine dell’anno. “A Giugno in verità è scesa ancora l’occupazione – spiega Ciambetti – e sebbene alcuni indici, come la produzione industriale, siano migliori di poco rispetto a quelli di maggio, la tendenza su base annua resta negativa mentre è evidente la contrazione del 2.6% nell’ulteriore diminuzione dei beni di consumo, a dimostrazione di una domanda interna indebolita e condizionata dal prelievo fiscale sia dalla riduzione degli occupatiâ€. L’assessore veneto spiega le sue preoccupazioni: “Nel mondo giovanile la disoccupazione è una bomba sociale a orologeria e serviranno abilissimi artificieri per disinnescare il pericolo.  Ora, per l’ottavo trimestre consecutivo il Pil segna una contrazione e stiamo viaggiando come Italia  verso un meno 2% su base annua. Bankitalia e governo sono meno pessimisti, forse sperano nell’effetto traino che potrebbe avere la Germania dove  la produzione industriale è aumentata in giugno del 2,4%  mentre gli ordinativi sono cresciuti del 3.8 per cento con una proiezione su base annua del più 4,3 per cento. Voglio dire che ci sono realtà , come la Germania, dove la ripresa sembra essere fondata e altre dove sembra solo auspicata mentre le vere riforme, quelle che dovrebbero liberare il Paese e, contestualmente, liberare risorse, non vengono affrontate. Darò solo un dato: dalla Regione Veneto ai Comuni gli enti pubblici veneti stanno immettendo nel mercato capitali freschi per poco meno di un punto di Pil, una cifra che supera il miliardo e 200 milioni di €; l’analisi comparata con altre Regioni, tuttavia, mette in luce che ancora nelle ultime manovre governative la nostra Regione è fortemente penalizzata da un limite assurdo posto dal Patto di stabilità :  senza la riforma del patto di stabilità faremo pochissima strada e non potremo sostenere quelle imprese che beneficiano dei trend positivi esteri. Rivedere il patto di stabilità  è solo una delle tante riforme, a costo zero per l’economia reale,  che andrebbero fatte, ma che non si affrontano. Non chiediamoci perché gli investitori esteri fuggono ancora dalla nostra realtà ; fossimo noi al loro posto investiremmo in un Paese che ha più di 21 mila leggi, e, di conseguenza, mancanza di certezza della norma,  tempi biblici nell’amministrazione della giustizia, imposizione fiscale record che punisce imprenditori e lavoratori, nonché una burocrazia asfissiante e norme paranoiche come quelle del patto di stabilità ? Le uniche certezze che sembra offrire il nostro paese sono quelle relative al prelevare risorse da tre e solo tre Regioni, Lombardia, Emilia e Veneto, e, di tanto in tanto, aprire le patrie galere per svuotarle da troppi detenuti. Della prima certezza si fanno forte tutte le altre Regioni italiane. Della seconda le grandi organizzazioni malavitose e i delinquenti il cui business è tra i pochi a non essere messo a rischio dal sistema Italiaâ€
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Tipo quel signore dal vellutato crine, a quel tempo in grande amicizia con l'allegra (e solidale) brigata delle verdi pochette da taschino.
Com'è bello il mondo per alcune anime fortunate: si può dire tutto ma anche il suo contario, vantandosi comunque d'aver ragione.
Eh, i guasti della memoria a corto raggio.