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Ciambetti: il debito pubblico aumenta mentre Regioni e Comuni spendono sempre meno

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 23 Luglio 2013 alle 15:56 | 0 commenti

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Roberto Ciambetti, assessore regionale al Bilancio ed Enti locali del Veneto - “Il debito pubblico   vola a superare la soglia del 130,3%, mentre i tagli imposti al decentramento, dai Comuni alle Regioni, tagli che hanno colpito anche la sanità, sono innegabili: insomma, la spesa del decentramento cala, e cala in maniera vistosa, ma il debito pubblico cresce, e cresce in maniera vistosa, senza che vi sia stata una esplosione dei tassi di interesse tale da giustificare un incremento del fabbisogno statale”.

Roberto Ciambetti commenta in maniera molto preoccupata l’analisi di Eurostat che sottolinea come al primo posto nel rapporto Debito Pubblico/Pil vi sia la Grecia, mentre l’Italia, al secondo posto, distanzia Portogallo e Irlanda. “Ci sono dati da far tremare – spiega Ciambetti - Le banche italiane non finanziano imprese e famiglie perché hanno sostituito gli investitori esteri nella sottoscrizione di Bot e Btp oggi in mano straniera solo per il 39.4 per cento contro il 40,5 per cento del mese di maggio.  Siamo secondi in Europa dopo la Grecia nel rapporto Debito/Pil, ma ad  Atene il Parlamento ha approvato il licenziamento o la messa in cassa integrazione di circa 25 mila dipendenti pubblici:  in Italia ci sono intere Regioni che vivono sul Pubblico Impiego e mi chiedo quanta gente dovremmo licenziare noi se appunto Atene, dopo la dura cura dimagrante degli ultimi due anni, vara un piano di licenziamenti pesantiossimo.  Bruxelles stima un buco imprevisto nei conti ellenici che oscilla tra i 2.8 e i 4.5 miliardi ma la  Süddeutsche Zeitung, invece, parla di circa 10 miliardi in meno;  dalle cronache italiane sono scomparsi velocemente quegli 8 miliardi che, secondo il Financial Times, lo stato ha perso per operazioni sui derivati, 8 miliardi, il doppio dell’ipotetico tagli Imu di cui tanto si parla in questi giorni,  che incombono sui conti pubblici già disastrati in un paese dove la povertà assoluta riguarda circa 4, 814 milioni di abitanti, quasi come l’intera popolazione del Veneto. Dal 2008 in poi la crescita delle spese sostenute dall’Inps per  sussidi e aiuti ai disoccupati  ha avuto un incremento del 108% rispetto ai quattro anni precedenti. Nel 2012 la spesa è aumentata complessivamente del 16,8% rispetto all’anno precedente e questo ci dice che senza lavoro, cioè senza rilancio vero dell’economia vera, quella produttiva,  ci avviteremo in una spirale perversa. La domanda sociale cresce, ma gli enti locali e le Regioni, cioè chi si trova in prima linea per fronteggiare l’emergenza, sono stati disarmati e ciò nonostante il debito pubblico continua a crescere, come una metastasi. Fino ad oggi – prosegue  Ciambetti - lo stato ha colpito, e colpito duramente, il decentramento ma non ha inciso nelle vere centrali di spesa che continuano a moltiplicarsi come se nulla fosse e fanno sì che il debito pubblico vada fuori da ogni controllo. Nel maggio 2007, quando vi fu la staffetta tra Berlusconi e Prodi il rapporto Debito Pubblico/Pil era del 103.3 per cento.  Allorquando le oligarchie internazionali imposero il governatorato di Monti  il rapporto era del 119 per cento salito al 126,5 per cento nel volgere di pochi mesi. Oggi – conclude l’assessore regionale  veneto – dopo manovre e spending review, dopo aver accentrato a Roma le tesorerie di tutti gli enti, tagliato le pensioni, allungarto i tempi del pensionamento,  tagliato i trasferimenti a Comuni e Regioni, il debito sale ancora. Dire che qualcosa a Roma non funzioni è dir poco:  lo stato cicala continua a cantare quando si presenta davanti a noi un settembre sempre più nero e non occorre essere dei guru per capire che sta crescendo una tensione sociale pesantissima, che potrebbe aprire porte a follie, a provocazioni,  a infiltrazioni potenzialmente molto pericolose”

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