Numeri di comodo e incroci di conti aziendali: il sindacato accusa la Askoll che chiude ad Asti
Mercoledi 26 Marzo 2014 alle 22:53 | 0 commenti
Tiziano Toniolo, iscritto alla Fim Cisl ed Rsu della Askoll P& di Castell'Alfero, lavora da 33 anni in quella ex Ceset che la casa madre del presidente e titolare vicentino Elio Marioni, dopo averla acquistata dalla statunitense Emerson insieme alla fabbrica ora già chiusa di Moncalieri con 300 persone a casa, ha deciso di fermare per troppe perdite trasferendo la produzione in Slovacchia.
A detta dell'azienda di Povolaro di Dueville sarebbero 35 i milioni gettati al vento prima di gettare in strada i 223 operai, ma Toniolo conosce la storia dall'inizio e replica duramente (e come Rsu della ditta) evidenziando numeri ben diversi e denunciando anche gestioni economiche e finanziarie che sarebbero state messe in atto dalla proprietà per depauperare il sito astigiano e per giustificare la delocalizzazione della produzione nonostante il diverso parere del Ministero per lo Sviluppo Economico e gli aiuti in arrivo da enti locali e centrali.
Pubblichiamo la nota di Tiziano Toniolo, molto puntuale nelle sue accuse, anzi così puntuale che, senza nulla togliere alla "penna" e alla "testa" del sindacalista lavoratore, fa supporre l'entrata in campo di tecnici e legali a supporto delle tesi in difesa dei lavoratori.
Dell'Astigano, perchè di quelli vicentini della non si sa chi se ne stia occupando visto il totale silenzio di media e sindacati locali dopo le dure lezioni di Moncalieri e Castell'Alfero e i primi ammortizatori sociali utilizzati negli stabilimenti di Povolaro della Askoll, «un gruppo internazionale di 11 unità operative in Italia (6 stabilimenti), Brasile, Messico, Slovacchia Romania e Cina», come recitava anche il comunicato di ieri, non si sa se comprendendo o meno quello che verrà chiuso il 7 giugno, «comunque», dice l'azienda.
La nota di Tiziano Toniolo, Rsu Askoll Castell'AlferoÂ
in risposta e a riguardo del Comunicato Stampa della Askoll Holding del 24 marzo apparso sulla Sua testata, come Rsu della Askoll P&C Castell'Alfero ritengo utile precisare che:
- Il Gruppo Askoll è, dalle stesse parole della Direzione Holding ed anche dal primo comunicato stampa dell'Azienda (poi successivamente rettificato), un gruppo in attivo.
- La Askoll P&C risulta effettivamente in perdita. Merita però precisare alcuni aspetti:
• Seppur omesso nel comunicato stampa aziendale va detto che, sin dall'acquisto da parte della Askoll, gli stabilimenti piemontesi riuniti sotto la denominazione Askoll P&C (acronimo di Plaset & Ceset) sono stati 2: quello di Moncalieri (ex Plaset) e di Castell'Alfero (ex Ceset); pertanto gli investimenti e le perdite sono, per una corretta visione delle cose, opportunamente da ripartire. A Moncalieri sono stati investiti circa 9 milioni di euro tra il 2009 e il 2011 per una completa ristrutturazione purtroppo fallita (meriterebbe analizzarne i motivi, ma questo non è il contesto appropriato) con conseguente chiusura produttiva dello stabilimento da novembre 2011. Gli investimenti hanno riguardato come a Castell'Alfero l'acquisto di macchinari principalmente dalla Askoll Quattro (altra società del Gruppo) e da altri fornitori (e per queste acquisizioni si è passati
attraverso la Holding che applica un ricarico del 20% e più). Alla dismissione del sito torinese (dopo l'utilizzo di 54 mesi di CIG e 362 posti di lavoro perduti) buona parte di questi nuovi macchinari sono stati ceduti a prezzo di realizzo alla Askoll Tre (altra società del Gruppo, in cambio non di denaro ma di azioni per 2,6 milioni di euro), alla Simar (società riconducibile a cognato e sorella dell'imprenditore proprietario della Askoll), alla Askoll Brasile (altra società del Gruppo) e alla Askoll Romania (altra società del Gruppo), creando delle pesanti minusvalenze per la Askoll P&C, ma con benefici per le società "acquirenti"; non elenco le importanti perdite frutto di rottamazioni o dismissioni di materiali ne attrezzature ecc. ecc. causate dalla cessazione di Moncalieri.
In caso di chiusura dello stabilimento di Castell'Alfero i macchinari sarebbero rivenduti alla Askoll Slovacchia (altra società del Gruppo) e le produzioni lì delocalizzate per profitto economico, seppur con rischi produttivi e di sviluppo intrinsechi non indifferenti.
• Le perdite sui bilanci annuali della Askoll P&C sono motivate per circa il 50% dagli ammortamenti (mediamente 2,5-3 milioni annui), che per scelta aziendale sono ripartiti su 5 anni anche per cifre ingenti anziché su periodi più lunghi, provocando di conseguenza evidenti criticità sul bilancio nel breve periodo, soprattutto se contestualmente vi è uno startup di un nuovo motore.
- L'Azienda ha deciso di chiudere Castell'Alfero nella primavera 2013 (come da documento pubblicato da LA STAMPA e da ammissione del consulente aziendale), ma ha comunicato la sua decisione a maestranze e sindacati solamente tramite Lettera di licenziamento collettivo per cessazione il 25 febbraio, a 3 mesi dalla perdita del posto di lavoro e con l'aggravante di in un contesto territoriale che ha del drammatico dal punto di vista della prospettiva occupazionale; un atteggiamento di autentica violenza sociale nei confronto dei lavoratori, che giustifica ampiamente i 40 giorni di civile presidio, quando invece c'era tutto il tempo per gestire e trovare soluzioni anche con l'aiuto delle istituzioni.
- La Askoll NON ha valutato attentamente tutte le proposte di sostegno da parte delle istituzioni; questo è ben evidenziato nel verbale redatto dal MiSE dopo l'incontro del 21 marzo (in allegato).
- Le proposte economiche delle Istituzioni non riguardano esclusivamente progetti di ricerca (con contributi a fondo perduto in questo caso sino al 40%) ma anche mirate a industrializzazioni immediate, con opportunità economiche anche importanti. In sostanza, aldilà di prese di posizioni a prescindere imprenditoriali, a fronte dei concreti aiuti delle Istituzioni, del biennio di Contratti di Solidarietà e relative decontribuzioni, dei sicuramente elevati costi legati alla chiusura, l'obbiettivo di rendere sostenibile lo stabilimento non è poi così astruso.
- Le concrete offerte formative dell'azienda si possono ben riassumere nei 2 Corsi di riqualificazione per i Cassaintegrati a zero ore del dismesso Reparto Mca, previsti già in estate, ma ora naufragati per lungaggini e soprattutto per un macchinoso tentativo da parte della Direzione di ricaricare poche migliaia di euro a carico della collettività , a discapito della fluidità e chiarezza dei percorsi formativi.
- L'integrazione di alcuni lavoratori in altre lontane società del Gruppo è già stata proposta dall'azienda, con proposte verbali fumose e contraddittorie, rispetto anche a dichiarazioni fatte dalla Direzione in sede Ministeriale a Roma. Da segnalare anche che l'unica proposta aziendale di gestione della chiusura vede la prosecuzione per ben 54 giorni degli ammortizzatori sociali (questi naturalmente a carico della collettività ).
- La competitività dell'azienda passa attraverso politiche commerciali chiare e magari attraverso l'introduzione di nuovi prodotti, nonché purtroppo a sacrifici da parte delle maestranze, dichiaratesi comunque da tempo disponibili in tutti i tavoli istituzionali e non. Non ultimo però l'aspetto della corretta gestione dei Contratti di Solidarietà che offrono sì flessibilità e risparmio economico per le aziende ma se applicati correttamente; questi ammortizzatori sociali sono anche "tarabili" alla stipula sulle esigenze di maggior flessibilità da parte aziendale, ma neppure questo aspetto è stato curato, anzi si è andati in inspiegabilmente in controtendenza.
- l'ultimo argomento del Comunicato stampa, dal tono senza dubbio un po' "terroristico", ventila il fallimento della Askoll P&C che non è assolutamente un obbiettivo sindacale, ma va segnalato che è stato già stato attentamente analizzato dall'Azienda, che lo ha già prospettato in varie modalità 10 giorni fa in un incontro presso l'Unione Industriale. Nella sciagurata ipotesi... se Holding e il Gruppo pensano di non esserne toccati restandosene fuori, si sbagliano di grosso considerati tutti gli intrecci sia emersi qui che ancora da enunciare, che evidenziano dove siano rimaste le perdite e dove vadano i profitti, e anche le oggettive responsabilità decisionali.
Il dottor Furlan ha tentato nel suo Comunicato di far uscire "splendida" la Askoll da questa vicenda, ma la verità toccata con mano da Lavoratori, Sindacati e Istituzioni è ben ben altra... e in futuro qualcuno lo appurerà ...
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