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Casson, sgroppata berica tra Spv, caso Santorso e tangentopoli story

Di Marco Milioni Venerdi 5 Luglio 2013 alle 17:01 | 0 commenti

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Il senatore democratico Felice Casson, ex magistrato antitangenti a Venezia, ieri ha riempito di una settantina di persone la sala Meridiana a Breganze per un dibattito organizzato dal Pd locale, dalla lista civica Immagina e dal coordinamento berico di Adesso! ovvero il gruppo che fa riferimento al sindaco fiorentino Matteo Renzi, outsider proprio alle primarie del Pd.

E sul tavolo dei relatori, per parlare di corruzione e appalti in regione, c'erano anche il consigliere comunale democratico di Breganze Alberto Rigon e l'ingegnere Giampaolo Bergamin, referente dell'Osservatorio Triveneto Infrastrutture. Quest'ultimo ha dedicato molto spazio alle incongruenze della Pedemontana Veneta che attraversa anche il comune di Breganze e ha contestualmente spiegato «la natura spesso perversa» di molti meccanismi collaterali alla finanza di progetto «cui si è fatto massiccio ricorso in regione basti pensare appunto alla Spv o alle storture dell'ospedale di Santorso».

Cenni storici. Casson dal canto suo ha messo sul tappeto alcuni cenni storici; ha spiegato che negli anni '90 Tangentopoli era cominciata priva nel Veneto che in Lombardia, ha spiegato che aveva coinvolto tutti i grandi partiti e che però le indagini «stranamente» non avessero fatto il botto in due province, specie in una. Quando dal pubblico si è levata la voce «procura di Vicenza» sul volto di Casson si è stampato un ghigno beffardo mentre dall'uditorio si levavano commenti sarcastici sullo spettro di abuso edilizio che incombe proprio sul tribunale di Vicenza e sulla lottizzazione privata attigua.

L'etica e le caste. L'ex magistrato però, che da togato ha maturato negli anni competenze specifiche per reati ambientali, di terrorismo, di mafia, di eversione e di riciclaggio, ha rimarcato «che l'azione repressiva da sola non basta se nella società non si è capaci di instillare princìpi etici condivisi. Al contempo però Casson ha attaccato le caste spiegando che colpe e responsabilità trasversali gravi stanno nella classe dirigente finanziaria, industriale, burocratica, politica, militare e mediatica. Allo stesso tempo il senatore, che oltre a ricoprire l'incarico di vicepresidente della commissione giustizia e di segretario del comitato di controllo sui servizi segreti, ha indirizzato le stesse critiche anche a settori della magistratura. E non ha nemmeno risparmiato le critiche al centrosinistra, responsabile in passato di avere varato leggi, come la depenalizzazione parziale dell'abuso d'ufficio, che rendono complicatissimo il lavoro di chi indaga sui reati amministrativi. Stessa verve è stata riservata alla questione della inelegibilità del senatore ed ex premier azzurro Silvio Berlusconi: «Se in passato il centrosinistra ha fatto la puttanata di non farlo decadere, non è detto che la si debba fare ancora. Si valuti bene la norma e si decida secondo legge. I precedenti non contano».

Santorso, Spv e trasparenza. Un bel pezzo della serata però, anche grazie agli stimoli del pubblico, di Bergamin e di Rigon, è stato dedicato alla questione dell'accesso agli atti delle pubbliche amministrazioni da parte dei cittadini, con riferimenti particolari alla Spv e al caso Santorso: «La legge sulla trasparenza - sottolinea Casson - impone che i cittadini possano sempre vedere le carte. Se queste non saltano fuori si deve denunciare il tutto al magistrato. E se l'inerzia prosegue si denunci anche il magistrato». Subito appresso la discussione si è incentrata sulle questioni di riservatezza che la direttrice generale dell'Ulss 4 avrebbe imposto ai sindaci che a breve entreranno in possesso della intera documentazione sull'ospedale di Santorso. Più nel dettaglio in sala si è accesa una discussione su quanto dichiarato da Carraro ieri al GdV in pagina 26: «L'acquisizione dei dati informativi di progetto estende ai sindaci della conferenza la responsabilità dell'uso delle informazioni acquisite, sollevando in tal modo l'Ulss 4 da eventuali violazioni di diritti di terzi, come previsto dal vigente codice dei contratti». Casson è stato tranchant definendo «stupidaggini» le cosiddette questioni di riservatezza afferenti l'interese privato nei contratti pubblici e ha invitato tutti coloro che saranno in possesso delle carte a divulgarne il contenuto. E la stessa ratio l'ex magistrato, che in passato indagò su Gladio, l'ha usata per la questione Spv. Il pubblico, in una con Bergamin, ha lamentato il diniego opposto a più riprese dal commissario straordinario alla Pedemontana Veneta Silvano Vernizzi. Diniego che riguarda tra le altre la convenzione vigente tra lo stesso commissario, in qualità di concedente, ed il concessionario incaricato di realizzare l'infrastruttura, ovvero il consorzio Sis. Le carte per di più non sono state chieste solo da comitati e cittadini, ma anche da consiglieri regionali, ricorrenti al Tar e pure da parlamentari, tra i quali quelli del M5S. E proprio in riferimento alle richieste dei parlamentari Casson ha spiegato che solitamente le inerzie iniziali vengono superate con qualche «interrogazione parlamentare» ben assestata. Ad ogni modo se i problemi dovessero  permanere Casson, nel concludere la sua sgroppata alle falde dell'Altopiano condita con tanto di applausi calorosi, ha promesso di mettersi a disposizione in tempi rapidi di cittadini, comitati ed associazioni: «Il pungolo, lo stimolo e anche la critica da parte di questi ultimi sono il sale della democrazia perché all'eletto non si deve dare una cambiale in bianco per cinque anni. Il nostro è un servizio». In chiusura c'è stato anche un breve intervento del democratico Diego Marchioro che da sindaco di Torri di Quartesolo ha caldeggiato il completamento del tratto veneto della Tav: una posizione accolta con freddezza dall'uditorio. (in foto da sinistra a destra Rigon, Casson e Bergamin)


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