Caso Cis Zigliotto, parla Filippi
Giovedi 13 Giugno 2013 alle 19:34 | 0 commenti
«Sinceramente avrei ritenuto più opportuno ricevere prima una telefonata. Invece ho letto quelle dichiarazioni sulla vicenda Cis pubblicate sui giornali e lungi da ogni giudizio su Assindustria debbo dire che sul piano umano sono rimasto rammaricato». Sono queste le parole dell'ex senatore Alberto Filippi che commenta così la recente uscita di Giuseppe Zigliotto presidente di Assindustria.
Non appena poche ore fa infatti Zigliotto (in foto) era intervenuto sulla querelle del centro merci di Montebello, una piattaforma mai decollata e che negli ultimi anni aveva visto il coinvolgimento dell'azienda della famiglia Filippi che lì avrebbe dovuto trasferire i depositi di materiale chimico che costituiscono il core business dell'impresa, la Unichimica di Torri di Quartesolo. Più nel dettaglio Zigliotto ha sostenuto la opportunità di lasciare a destinazione agricola i terreni oggi destinati a edilizia logistica e commerciale (l'intero comparto è pari a 500.000 metri quadri).
Ad ogni modo rispetto alla vicenda Cis Filippi da mesi ritiene di essere stato oggetto di un voltafaccia da parte delle istituzioni. Le quali prima gli avrebbero chiesto di prendere parte, con il rischio d'impresa del caso, all'iniziativa immobiliare pubblico-privata che avrebbe dovuto dare via al centro logistico mai realizzato. E poi gli avrebbero chiuso la porta in faccia mettendo mille paletti alla possibilità di aggiungere all'insediamento logistico anche un grande insediamento commerciale che avrebbe fornito allo stesso Filippi la possibilità di rientrare, previa cessione dell'area, rispetto all'investimento affrontato per acquisire i terreni necessari.
«Con i chiari di luna che ci sono ora - spiega l'ex senatore Leghista che ha chiuso la sua esperienza parlamentare nell'inverno 2013 nel gruppo misto - vorrei capire come si possa tracciare uno scenario del genere che alla ditta di famiglia, una ditta che dà lavoro e che produce ricchezza, può nuocere e non poco».
Il ragionamento di Filippi alla grossa è questo. La sua società si è impegnata con le banche per acquisire un'area che oggi, anche in ragione dei piani urbanistici adottati dagli enti locali del comprensorio, ha una destinazione logistica e commerciale: il tutto con la prospettiva di insediare a Montebello Unichimica e pagare i costi del trasferimento e delle altre incombenze con la plusvalenza ottenuta cedendo a terzi l'area destinata a commercio.
Se in qualche maniera si realizzasse lo scenario paventato da Zigliotto ad essere danneggiata sarebbe la Unichimica. Questo almeno è il timore di Filippi il quale precisa: «Io da Assindustria, cui sono associato peraltro, non pretendo alcun trattamento di favore, ma essere interpellati prima per approfondire la questione con la delicatezza dovuta per situazioni del genere sarebbe stato meglio».
In realtà lo scenario però è più articolato perché ci sono alcuni parallelismi che emergono riconsiderando la storia recente dell'hinterland vicentino. Su tutto c'è la questione del maxi centro logistico Despar di Longare che doveva sorgere su una superficie più o meno simile. In quel caso Assindustria, prima che l'ipotesi finisse in ghiacciaia sotto il peso della protesta dei comitati di zona e di alcune categorie come commercianti ed agricoltori, sostenne a spada tratta l'insediamento Despar. Come mai in quel caso l'afflato ecologista fatto trasparire con le recenti dichiarazioni non si registrò nemmeno in minima parte per di più con uno strumento urbanistico ancora da definire?
Ad ogni modo Filippi fa sapere «di non avere preclusioni» e aggiunge: «Se il futuro dei terreni di Montebello rimarrà agricolo e la cosa fosse compatibile con una exit strategy che consenta alla mia famiglia non certo di guadagnare ma di non rimetterci allora saremmo lieti di lavorare ancora insieme alle istituzioni».
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