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Cambiamenti per il settimo festival No Dal Molin: contro tutte le basi militari

Di Martina Lucchin Mercoledi 21 Agosto 2013 alle 14:20 | 0 commenti

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A sette anni dal primo festival No Dal Molin tutto, o quasi, è cambiato. La base americana di viale Ferrarin è bella che costruita, è stata inaugurata e nel frattempo ha pure cambiato nome in Del Din. Anche per il movimento che dal 2006 ad oggi non ha mai smesso di battersi contro l’aumento della presenza militare nel territorio vicentino è dunque tempo di cambiare musica.

Come annunciano Olol Jackson e Francesco Pavin, alcuni degli organizzatori del Festival che dal 23 agosto al 7 settembre si terrà presso il Parco Ferri di Vicenza, dal 2 luglio quando è stato tagliato il nastro della base americana “si è aperta una nuova fase”.  Si riparte quindi con un nuovo slogan che riassume anche il diverso obiettivo che gli attivisti del Dal Molin perseguiranno d’ora in avanti: “Vicenza libera dalle servitù militari”. Avanti tutta, quindi, con la lotta per la smilitarizzazione non solo a Vicenza – per esempio delle basi Pluto e Fontega -  ma anche a livello globale. Il festival No Dal Molin di quest’anno chiamerà infatti a raccolta i “fratelli di cesoia”, gli attivisti siciliani del No Muos che sull’esempio di quelli vicentini hanno recentemente tagliato le recinzione della base militare di Niscemi, mentre tramite una video conferenza si discuterà insieme a 20 movimenti da tutte le parti del mondo che condividono la causa della demilitarizzazione. I vari dibattiti, incontri e appuntamenti del festival avranno quindi lo scopo di delineare la strategia futura di questo nuovo corso dei No Dal Molin che verrà palesato durante la manifestazione prevista per il 7 settembre.  “Si tornerà davanti al Dal Molin perché questa resta la contraddizione più grande. Non si tratta però di un punto di arrivo ma di una partenza: riuscire a portare in piazza 2 o 3 mila persone peserà molto sul nostro movimento e sulla campagna futura”. Dal 7 settembre le cose per l’ex “popolo delle pignatte” ora “popolo delle cesoie” - dopo il taglio delle recinzioni della base Pluto da parte di alcuni attivisti -  potrebbero cambiare perché non si tratta più di “combattere contro una base, ma contro tutte le basi militari”. Come sottolineano gli organizzatori quel che invece non cambia è “che da qui non torna a casa nessuno”.

 


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