Botta e risposta su kippà nel calcio e antisemitismo
Martedi 7 Gennaio 2014 alle 14:33 | 1 commenti
Riceviamo da Vincenzo Mannello e pubblichiamo - Non polemizzo mai con chi commenta (di seguito l'intervento di mercante ndr), anche aspramente, quanto scrivo. Non condivido alcuna forma di censura e, peggio ancora, quella di Stato. Ove per Stato si può intendere pure la Unione Europea o l'Onu. Solo chiarisco che i calciatori israeliani, indossando la kippà , violano tutte le norme del calcio mondiale che valgono, il commentatore lo sconosce, dai pulcini ai professionisti in tutti i campionati del globo.
Quindi se Anelkà viene criticato e censurato per un saluto che, storicamente e religiosamente, non identifica nulla, i calciatori israeliani (e le loro società ) andrebbero radiati dalle comunità sportive. Ma Israele, con tutto il seguito che si porta dietro fuori dai confini, ha sempre dimostrato di fregarsene degli organismi internazionali, Onu in testa. Infatti ritengo non ci siano al mondo, attualmente, antisemiti più pericolosi e rigidi degli israeliani e di quanti li sostengono. Basta vedere come trattano i "semiti" palestinesi per rendersene conto. Personalmente non mi toccano le accuse che provengano da un simile ambiente, le rispedisco al mittente.
Ecco il commento del nostro lettore a riguardo della questione:Â
Il kippà i giocatori possono metterlo solo in Israele e mica tutti lo mettono, Dieudonnè sarà anche un comico ma è un anti semita che nei suoi vergognosi, razzisti deliri rinnega e prende in giro la Shoah, Anelka non è un ariano ma è islamico, non condivido nulla di quello che ha scritto questa persona che sembra anche lui antisemita. In Francia? Il ministro degli Interni Valls aveva detto in un'intervista a Le Parisien di voler interdire gli spettacoli del comico dal momento che "è insostenibile che insulti la memoria delle vittime della Shoah" La reazione al gesto di Anelka è stata fermissima. La ministra dello Sport Valerie Fourneyron ha definito su Twitter "il saluto di Anelka una scioccante provocazione, disgustoso. Non c'è posto per l'antisemitismo e l'incitamento all'odio sui campi di calcio".
Dieudonné è diventato ormai il nemico pubblico numero uno in Francia. Il comico che farcisce di battute antisemite i suoi show, fomentando platee anti-sistema limitate ma agguerrite, è circondato dalla riprovazione generale. Da anni nel mirino delle associazioni antirazziste per il suo antisemitismo dichiarato, è stata l'esplosione «virale» della Quenelle, una specie di saluto nazista alla rovescia con il quale condisce i suoi spettacoli. Un segnale di intesa, che strizza l'occhio all'antisemitismo della sua platea, ma che prima il giocatore francese Nicolas Anelka, poi altri suoi colleghi connazionali, hanno avuto l'idea di rendere popolare festeggiando proprio con la quenelle i propri gol. Il presidente François Hollande ha lasciato chiaramente intendere di essere al fianco di tutte le iniziative del suo governo che ostacoleranno gli show di Dieudonné, la cui prima esibizione del nuovo tour è prevista mercoledì prossimo a Nantes, nell'ovest del Paese. Sabato al coro dei politici - con l'eccezione del Fronte nazionale di Marine Le Pen e pochi altri singoli - si è aggiunta la famiglia Klarsfeld, in particolare i due più famosi «cacciatori di nazisti», Serge e Beate, seguiti dal figlio avvocato Arno, che hanno lanciato un appello a manifestare proprio mercoledì a Nantes contro lo spettacolo di Dieudonné.
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