Berlusconi condannato attacca magistratura, Langella: Napolitano suo stravagante alleato
Venerdi 2 Agosto 2013 alle 09:44 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo
Berlusconi è stato condannato in maniera definitiva. In un paese civile questo comporterebbe una sua uscita definitiva dal campo politico. Non è così. Il suo appello di ieri sera è un vero e proprio attacco brutale alla Magistratura che lo ha condannato. In pratica, il pregiudicato Berlusconi dice che quei magistrati che hanno emesso la sentenza (e tutti gli altri che hanno osato processarlo) "sono irresponsabili". E perché?
Forse perché mettono in pericolo la stabilità del governo di cui il PDL è socio fondatore con il PD? Forse perché hanno osato condannare lui, uomo della provvidenza che ha "salvato l'Italia dal comunismo", e non si sono adeguati alla sottomissione a quel potere politico corrotto e arrogante del quale lui stesso è autorevole esponente?
La "questione Berlusconi", in un paese normalmente civile, è chiara. Berlusconi è stato giudicato tre volte colpevole di frode fiscale ed è stato condannato per questo. Il paese è rimasto bloccato anni sui problemi giudiziari di Berlusconi. Sono state fatte leggi ad personam per salvarlo dai processi. Ci sono state connivenze, giustificazioni, cavilli di ogni tipo per non fare i processi o per arrivare alla prescrizione. Abituale prassi difensiva del pregiudicato Berlusconi che, evidentemente, non voleva o non poteva difendersi nei processi ma dai processi.
Oggi il pregiudicato Berlusconi attacca. Non accetta il giudizio. Ripete che lui è stato votato da milioni di italiani e che questo deve metterlo al riparo da qualsiasi giudizio e da ogni condanna.
Infine il pregiudicato Berlusconi si "appella al popolo", sostiene che parte della magistratura è una variabile incontrollabile, con "magistrati non eletti dal popolo" e dichiara che con la rinascita di Forza Italia, diremo agli italiani di darci la maggioranza per modernizzare il Paese a partire dalla riforma più indispensabile che è quella della giustizia per evitare che un cittadino sia privato della libertà .
E si ritorna sempre al punto che ha bloccato il paese in tutti questi anni. La priorità per "lorsignori" è la riforma della Giustizia. Una riforma che preveda magistrati "eletti dal popolo" e impotenti di fronte ai veri "eletti" che detengono il potere. Una "riforma" che ridimensioni (o, meglio, annulli) il principio di indipendenza della Magistratura punto cardine dalla Costituzione.
Cose "da Berlusconi" che sono normali per Berlusconi. Solo che, su questa volontà di riformare la giustizia, il pregiudicato Silvio Berlusconi trova un alleato nel presidente della Repubblica, il rieletto Giorgio Napolitano principale artefice delle "larghe intese", che (poco prima dell'esternazione di Berlusconi) "auspica" che "possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l'esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all'amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso". Si sa che gli "auspici" di Napolitano sono in pratica veri e propri "ordini".
La stravagante consonanza di intenti tra Napolitano e Berlusconi sulla riforma della giustizia come priorità assoluta del paese promette nulla di buono e il richiamo a quanto prospettato dal gruppo di lavoro (i famigerati "saggi") indica una imbarazzante convergenza tra la volontà del presidente della Repubblica e quella del capo del PDL (pardon, di Forza Italia).
Non possiamo rimanere in attesa a guardare quello che succede. Dobbiamo mobilitarci per difendere e attuare la Costituzione.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.