Base Dal Din, Italo Baldo: un'occasione mancata
Lunedi 1 Luglio 2013 alle 12:26 | 0 commenti
Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo
A qualcuno in politica piace solo lo scontro, la lotta, magari talora condita con la violenza contro le forze dell'ordine. In quest'ultimo caso, celebrando Pierpaolo Pasolini, ma scordandosi di quello che scriveva. La politica, invece, è la misura oggettiva delle relazioni sociali o individuali e svolge una funzione mediatrice delle prospettive particolari.
E' la giusta misura e coloro che sono chiamati sia nelle amministrazioni locali sia in quelle nazionali debbono esercitarla, cercando di dare a ciascuno il suo, ma anche operando perché sempre vi sia un clima pacifico. Simile concezione della politica non è però attiva a Vicenza; lo dimostra il caso della base americana, dove si è persa l'ennesima occasione per nuovi rapporti con gli Stati Uniti. Ma ciò, va detto senza mezzi termini, è strumentale ad una visione della politica, erede di una visione rivoluzionaria di classe che non esiste quasi più nemmeno a Cuba, il che è tutto dire. Veniamo però al perche si è mancata un'occasione importante. L'Italia, come non è sempre ben ricordato, fu sconfitta nel 1945 la guerra, nonostante la furbizia della "cobelligeranza" e l'aiuto dei patrioti. Non ha subito gravi onte come "vinta", ma il trattato di pace sottoscritto, riconfermato e riconfermato ha consentito che gli Stati Uniti potessero avere basi nello Stato Italiano. Ciò fino a tempi recentissimi è andato bene, solo Bettino Craxi ebbe il coraggio, inusitato per un politico italiano, di opporsi agli Stati Uniti nella vicenda del terrorista palestinese Abu Abbas, responsabile dell'uccisione di un cittadino statunitense anziano e paralizzato, che gettò in mare dalla nave Achille Lauro. Poi nulla è mai apparso di difficoltà tra i governo italiano e gli Stati Uniti. Nemmeno in occasione dell'allargamento della base vicentina Ederle. Anzi l'allora primo ministro, Prodi, esponente di punta della coalizione di sinistra, diede, da Bucarest, il via definitivo alla costruzione, designando anche il Dottor Costa come Commissario ad acta, che immediatamente assegnò i lavori alle cosidette cooperative rosse. L'amministrazione locale diede l'assenso, ma non poteva fare altrimenti, dato che la materia era di interesse nazionale. Nacque un movimento, abilmente sfruttato dal Sindaco Variati, che però nulla poteva fare contro, nonostante che il Sindaco stesso stigmatizzasse, lui istituzione dello Stato, un'altra istituzione statale come il Consiglio di Stato. Questo movimento di lotta antiamericana ebbe consiglieri comunali e soprattutto attività di opposizione dura e pura, con varie manifestazioni e anche uno scontro con la polizia, tanto per non farsi mancare la ciliegina sul movimento. A Roma il governo Prodi e i partiti di sinistra nulla fecero per la questione, se ne disinteressarono e continuarono in questa linea, sarebbe da indagare il perché. Ora 2013 la base è costruita e verrà inaugurata, ma non cessa il movimento di opposizione. Nel frattempo la città di Vicenza non ha ottenuto vere compensazioni, se non un comodato d'uso di una parte dell'ex area dell'areoporto Dal Molin per farci un oneroso "parco", che nonostante le dichiarazioni del Sindaco Variati non ha nemmeno iniziato a prendere idea di realizzazione se non, more solito, a parole e dichiarazioni. La cosa è fatta, si propongono manifestazioni di lotta, ma il vero problema giace in ombra. E' il trattato di pace tra l'Italia e gli Stati Uniti che deve essere cambiato e la costruzione della base avrebbe dovuto "far muovere" i politici di ogni parte, a cambiare la situazione con nuove clausole, ad esempio quella importantissima che ogni nuovo insediamento militare, dovrebbe avere il consenso della popolazione, perché è giusta misura consultare direttamente i cittadini per questioni molto importanti. Nulla è stato fatto e sarebbe ora invece di iniziare, visto il tempo perduto. E' purtroppo noto che in Italia si conoscono i malanni, ma manca il coraggio di porvi rimedio, si procede semmai "a taconi" senza adeguata prospettiva politica, nemmeno locale. ma pare che così vada bene, visto che il Sindaco Variati è stato eletto a furor di popolo e opportunamente si defila per l'inaugurazione. Forse più che le manifestazioni magari di sedicenti promotori di pace, sarebbe intelligenza politica quella di esaminare e cercare di cambiare in meglio la nostra relazione con gli Stati Uniti, collaborando nella vita e cercando nuove regole per il futuro in quel clima che dagli anni Cinquanta ha visto la presenza americana a Vicenza, una risorsa anche economica, piuttosto che un nemico, come alcuni vorrebbero considerare gli statunitensi, dimenticando che proprio gli Stati Uniti e i loro alleati hanno consentito anche a costoro di manifestare liberamente il proprio pensiero, liberando definitivamente e con efficacia l'Italia, ma forse costoro preferivano che il metodo siberiano vincesse?
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