Opinioni | Quotidiano | Categorie: Vita gay vicentina

Barilla sulla bocca di tutti

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 3 Novembre 2013 alle 20:43 | 0 commenti

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Anna Barbara Grotto per per la rubrica autogestita Vita gay vicentina da VicenzaPiù n. 259 in distribuzione e sfogliabile comodamente dagli abbonati online - Non "nella", proprio "sulla". Dopo la gaffe (possiamo chiamarla così, con un voluto e bonario eufemismo?) di Guido Barilla, che in diretta su Radio24 alla trasmissione "La Zanzara" afferma che non farà mai una pubblicità che rappresenti una famiglia gay, il mondo (non solo l'Italia) ha gridato allo scandalo omofobo.

Ma com'è andata davvero? E, ad oggi, i rapporti fra la Barilla e la comunità LGBT (acronimo che sta per lesbiche-gay-bisessuali-transgender) a che punto sono? E tutto ciò cos'ha portato?

Il 25 settembre l'imprenditore Guido Barilla, pronipote di Pietro Barilla fondatore dell'omonima azienda, interviene alla trasmissione radiofonica "La Zanzara" in risposta all'on. Boldrini, che aveva precedentemente denunciato un certo modo di rappresentare il ruolo della donna negli spot televisivi. Nel prendere parola a difesa delle pubblicità Mulino Bianco-style, Guido Barilla è stato il classico elefante in un negozio di cristalli. Diciamo che peggio di così non poteva andare: le sue affermazioni hanno infastidito tutte le donne, non solo le femministe e soprattutto scatenato la reazione del mondo gay a livello internazionale.
L'abbiamo capito, dato che l’ha ribadito anche nei giorni a seguire: per Guido Barilla il "ruolo fondamentale della donna" è chiaramente quello di servire a tavola, meglio se la pasta che porta il suo nome. Afferma, infatti, che "è ovvio" che una donna si svegli prima la mattina per preparare la colazione al resto della famiglia (possibilmente le merendine del Mulino Bianco, aggiungo io), anche se poi ha davanti un’intera giornata di lavoro in ufficio; ed ancora, che è tradizione della famiglia italiana che sia la moglie e madre a servire da mangiare. 
E già lo scivolone sarebbe stato sufficientemente controproducente così; ed invece ha osato andare oltre: «Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia è sacrale, rimane uno dei valori fondamentali dell'azienda. Non faremo uno spot gay perché la nostra è una famiglia tradizionale».
La frittata è fatta. 
Il conduttore Giuseppe Cruciani incalza con le domande (figuriamoci: la polemica gli è stata servita su un piatto d'argento, o forse è meglio dire su un piatto di ceramica bianca decorato con la farfalla…), e l'imprenditore peggiora la sua posizione, con concetti se non altro poco diplomatici, come "i gay non devono infastidire gli altri" e concludendo con un laconico "se non gli piace, che mangino un'altra pasta!".

La reazione internazionale non s'è fatta attendere, ed il motivo è presto detto: non era un parere espresso con quattro amici al bar, ma una dichiarazione pubblica di uno degli imprenditori italiani più conosciuti al mondo.
A chi pensa che in nome della libertà di opinione non ci dovrebbe essere nulla di cui scandalizzarsi, rispondo con un piccolo esercizio: proviamo a sostituire in tutte le frasi del signor Barilla la parola "gay" con "nero" o "ebreo" o qualsiasi minoranza vi venga in mente, anche linguistica, perché no. Toh, proviamo con "veneto".
«Non faremo mai uno spot con una famiglia di veneti, perché il nostro concetto di famiglia è vagamente differente».
Ovvio reagire, che ne dite?

Nel giro di poche ore, la rete in tutto il mondo si è intasata di commenti, foto, addirittura filmati che inneggiavano al boicottaggio della Barilla.
#boicottabarilla e #boycottbarilla sono schizzati in vetta alle classifiche degli hashtag più utilizzati.
Su Youtube hanno iniziato a girare parodie degli spot del Mulino Bianco. In America il clamore è stato potentissimo, ed il boicottaggio in rete è stato addirittura supportato da vip e star: la moglie del candidato democratico a sindaco di New York Bill de Blasio, Chirlane McCray, ha postato una foto in cui sta comprando al supermercato la pasta di un altro marchio, commentandola citando l’invito di Barilla «se non vi piace il nostro messaggio, trovatevi un’altra pasta» e rispondendovi con un più che esplicito «...invito accettato». Addirittura l'attrice e cantante Cher su Twitter ha invitato tutti i suoi amici gay e gay-friendly a non acquistare mai più la "pasta omofoba".
Alla Barilla si tenta di correre ai ripari: immaginiamo che il loro ufficio marketing e comunicazione abbia avuto un bel da fare nelle ultime due settimane! Così dapprima arrivano online affrettate scuse scritte (affrettate in quanto tornavano sul concetto di donna come colei che serve a tavola: facile pensare che fossero scritte sua sponte da Guido Barilla, impensabile che un team di comunicazione insistesse su parte dei concetti dello scandalo in corso); poi ecco che in tempi brevissimi (in ballo c'erano milioni di euro, mica “solo” una questione etica) viene pubblicato un filmato di Guido Barilla in persona che chiede scusa.
"MI SCUSO" era anche la scritta che troneggiava in homepage del sito ufficiale.
Da notarsi che il video è stato divulgato innanzitutto in inglese: forse che la comunità LGBT americana abbia più potere economico di quella italiana? Domanda retorica.
E comunque non sono mancate le risposte e le parodie delle scuse stesse: lo spassosissimo filmato a ideazione Ocone-Di Cioccio su tutti, che vi invito a cercare su Youtube.

Ovviamente c'è anche chi sostiene Guido Barilla: il Moige in primis (Movimento Italiano Genitori); ma anche alcuni esponenti dell'estremismo di destra, come Casa Pound, non si sono lasciati sfuggire l'occasione di farsi fotografare con in mano una bella confezione di tortiglioni dal tipico sacchetto color blu.

La palla al balzo è stata presa, poi, anche dai concorrenti, che dallo slogan «A casa Buitoni c’è posto per tutti» sino a «Le uniche famiglie che non sono Garofalo sono quelle che non amano la buona pasta» hanno, al contrario, rilanciato un messaggio di apertura e compartecipazione. Oltreché di invito a tavola.

L'indignazione ed il boicottaggio durano da un paio di settimane, anche se il tutto ha rischiato di finire a tarallucci e vino: il video di Anna Paola Concia che assieme a Fiorello si mangia, ridendo e scherzando, un piatto di pasta Barilla non è certo servito a riappacificare il mondo gay con l'azienda in questione. Al contrario, ha ridicolizzato una presa di posizione della comunità LGBT contro ogni forma di omofobia, a partire dal mondo del lavoro e della comunicazione; presa di posizione che forse in Italia non è mai stata così potente e coesa.
Molto più costruttivo, invece, l'incontro avvenuto fra l'imprenditore Barilla ed i rappresentanti delle associazioni LGBT italiane. Flavio Romani (presidente Arcigay), Paola Brandolini (presidente Arcilesbica), Ilaria Trivellato (Famiglie Arcobaleno), Aurelio Mancuso (presidente Equality Italia), e Franco Grillini (presidente Gaynet,), in un paio d’ore di riunione avvenuta lunedì 7 ottobre, hanno avuto modo di illustrare a Guido Barilla il proprio punto di vista sulla questione. Dal confronto, l'azienda Barilla si è impegnata a fare "una proposta concreta" (qualcuno chiede uno spot che rappresenti tutte le famiglie) e a proseguire il dialogo.

Confortante per tutti, per la civiltà stessa del nostro Paese, il fatto che alla frase «ho molto ancora da imparare» detta dall'imprenditore nel video di scuse siano seguiti i fatti.

Insomma un passo verso la conoscenza di quella "diversità" che è facile demonizzare quando è l'ignoranza a parlare.

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