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Avv. Zagonel: "I venetisti sono in carcere per le loro idee, potrebbe capitare a tutti, state attenti!"

Di Federica Raccanelli Giovedi 8 Maggio 2014 alle 19:46 | 0 commenti

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Oggi all'hotel Viest di Vicenza, i legali Alessandro Zagonel, Umberto Perilli e  Andrea Arman difensori di Marco Ferro e Luigi Faccia, in carcere da quasi due mesi, di cui quaranta giorni in isolamento diurno e notturno, hanno tenuto una conferenza stampa per delineare le iniziative in corso per la difesa dei due  venetisti. Le accuse per i due sono: associazione con finalità di terrorismo, eversione dell'ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra. Inizialmente erano ventiquattro gli arrestati ora sono restati in cercere solamente loro.

Unica dichiarazione di Luigi Faccia ai Giudici: "Non sono cittadito italiano ma Veneto, mi dichiaro prigioniero di guerra in qualità di responsabile del fronte di liberazione e Servitore della Serenissima Repubblica Veneta". La linea difensiva è piuttosto complessa visto la non volontà di collaborare del detenuto Luigi Faccia ma si basa in tutto e per tutto nel dimostrare come entrambi gli imputati volessero unicamente esprimere le loro idee e non sicuramente arrivare al terrorismo. I legali ritengono non sia una battaglia unicamente per il Veneto libero ma si sia poi anche evoluta come la battaglia per poter dimostrare le proprie convinzioni. Le posizioni dei due detenuti sono totalmete diverse. Luigi Faccia, non riconosce l'autorità e la giurisdizione italiana in quanto si dichiara non italiano ma veneto. "Avevamo cercato di far chiedere al Faccia una richiesta di scarcerazione, un riesame come per tutti, come via più semplice, ma la forza delle sue idee e il coraggio che ha dimostrato ci ha impedito di presentare alcun che" afferma l'avvocato Zagonel. Ora comunque sembra si riuscirà a depositare già domani o al massimo lunedì un'istanza non rivolta solo all'autorità competente secondo le leggi italiane. Dramma che si riscontra per Zagonel è il non sapere quale sia ora l'autorità competente, dato che c'è stato un rimpallo di responsabilità e che i documenti sono suddivisi tra il Tribunale di Brescia e quello di Rovigo. "Questa indagine se l'è inventata il tenente colonnello Michele Angelo Lorusso, il quale ha scritto una relazione di 1219 pagine che il Pubblico Minstero e e poi il Gip hanno utilizzato come copia-incolla, altri giudici, diversi da questi due, che hanno valutato se i due imputati dovessero stare in galera, sulla base degli stessi atti è stato deciso che non erano competenti i giudici di Brescia e non c'è stata trasmissione della pratica a Rovigo entro i termini e quindi non si sa dove sia radicato il processo. Non mi è stato notificato neppure un atto, sono stato impedito nell'esercizio della difesa" denuncia Zagonel. Come ora si intende agire: in primo luogo, non sapendo a quale istituzione rivolgerci, con l'atto che è già pronto da depositare, ci si rivolgerà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rovigo, al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Venezia, al Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Rovigo e di Brescia, alla Corte internazionale di Giustizia, al Procuratore presso la Corte Penale Internazionale, alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ai vari osservatori dei diritti umani, alla Corte di Giustizia presso la Corte Europea, al Ministro della Giustizia italiano, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al procuratore presso la Corte dei Conti e al comitato della Corce Rossa Internazionale. Tutto ciò per stimolare l'opinione pubblica su quanto accaduto. Quello su cui si centralizza tutta la relazione è la domanda di difetto di giurisdizione assoluta del giudice italiano solo in subordine si chiederà l'annullamento dell'ordinanza in quanto trascorso il termine dei 20 giorni riconsciuto l'incompetenza e inoltre si chiederà di verificare la violazione dei diritti umani il diritto di autoderminazione dei popoli, l'uso illegittimo della forza in repressione ai diritti fondamentali, lo sperpero di pubblico denaro in attività inutili o quanto meno sovrabbondanti, il mancato rispetto delle norme internazionali degli stati occupanti a riconoscere e a favorire l'autogoverno dei popoli o delle minoranze, le norme europee ed italiane sulle libertà di pensiero e sul diritto ad un giusto processo e alle garanzie difensive. Quello che si vuole fondamentalmete è dimostrare che gli arrestati non avevano altra idea che chiedere, come ha fatto la Regione Veneto, di poter effeturare un referendum per un diverso modo di autogovernarsi. Sembra quindi ci si trovi di fronte, secondo i legali, a sole due possibili imputazioni: occupazione di suolo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale. 


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