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Ddl contro la querela temeraria per diffamazione a mezzo stampa

Di Rassegna Stampa Giovedi 1 Gennaio 2015 alle 14:39 | 0 commenti

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Le querele temerarie per diffamazione a mezzo stampa, strumento preferito dai potentati e dai grandi gruppi di interesse per impedire che un giornalista svolga inchieste sgradite, stanno per entrare nella nostra legislazione, con il via libera del Senato alla fine di ottobre al ddl sulla diffamazione (peggiorativo, però, per altri versi come quello sull'obbligo di rettifica senza commenti, ndr).

Mentre finora chi ricorreva a questo strumento (di cui assertrice principe è stata anche tale Lia Sartori, vedi "I padroni del Veneto" di Renzo Mazzaro, ndr) doveva solo andare da un giudice, citare il giornalista o la testata per diffamazione e chiedere cifre iperboliche di risarcimento, fermando il loro lavoro senza rischiare nulla, ora deve fare i conti con il giudice che, per ora in via discrezionale, una volta verificata l'innocenza del giornalista dall'accusa di diffamazione, può condannare l'altra parte, "su richiesta del giornalista", al pagamento di "una somma in via equitativa", cioè di un risarcimento.
Una vittoria provvisoria , visto che il provvedimento è ora alla Camera in terza lettura, ma che, se dovesse essere approvato definitivamente, rapidamente e senza modifiche , metterebbe l'Italia in linea con l'Europa (per questa voce, ndr).
Molto si sono battute diverse associazioni giornalistiche, a cominciare da Ossigeno per l'informazione, l'osservatorio promosso dalla Fnsi e dall'Ordine dei giornalisti con lo scopo di monitorare minacce e gravi abusi a danno di giornalisti (varie volte il direttore e i collaboratori di VicenzaPiù sono stati difesi da questa associazione, ndr), anche se il risultato - peraltro ancora non raggiunto - è al di sotto delle aspettative.

"Diciamo che c'è stato più o meno il mero riconoscimento del principio. Dire 'poco è meglio che niente' è una consolazione formale", commenta algido Felice Casson, magistrato e senatore Pd, firmatario dei due emendamenti che sono stati approvati in Aula per il rotto della cuffia, grazie alle proposte di modifica della relatrice - la democratica Rosanna Filippin - e del governo. Casson aveva proposto che chiunque intentasse un'azione temeraria per diffamazione, in caso di assoluzione del giornalista, venisse condannato al risarcimento di un danno pari al 10% della somma richiesta .
In altri Paesi chi vuole intentare una causa per diffamazione con richiesta di danni deve preventivamente versare una cauzione anche fino al 40% dell'importo richiesto; e, in caso di vittoria del giornalista, è condannato a pagare le spese processuali e un ulteriore indennizzo . Nel mondo anglosassone l'azione temeraria viene addirittura riconosciuta come impedimento alla libertà di stampa e di opinione.
Da noi finora chi intenta una querela temeraria non deve versare nulla, può chiedere ciò che vuole e se perde non deve neanche pagare le spese legali, mentre il giornalista, se non è coperto da un'azienda editoriale assicurata, rischia di persona. Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia allaCamera che esamina il ddl e già relatore del provvedimento in prima lettura, appare deciso.

"Voglio essere il più pragmatico possibile", esordisce - "Sia chiaro, esprimo una mia persona ­ le opinione che va opportunamente confrontata. Ma se questo provvedimento (il ddl sulla diffamazione a mezzo stampa: ndr) dovesse venire di nuovo modificato, se lo tocchiamo di una virgola alla Camera, dovrà tornare nuovamente al Senato per un'ulteriore lettura. Con quale esito? L'ultima volta è rimasto fermo a Palazzo Madama per un anno intero. E se dovesse cambiare nel frattempo legislatura? Si dovrebbe ricominciare tutto dall'inizio. Io penso sia utile votare la legge così com'è, riuscendo a portarla a casa forse in due mesi e a farla entrare in vigore entro gennaio, e rimandare un miglioramento ai prossimi provvedimenti utili del governo, a cominciare dal ddl delega sul processo civile. Si tratta in fondo di provvedimenti in arrivo che comporteranno 7-8 mesi di lavoro".
"Mi pare una soluzione di buon senso in questo momento", prosegue l'esponente Dem. "Poi ci si dovrà occupare delle lacune. Le liti e le querele temerarie fanno parte di queste. Sulle liti temerarie bisognerà metterci un occhio. Potrebbero essere estese a tutte le fattispecie di diffamazione, non solo a quelle a mezzo stampa. Personalmente sono d'accordo con Casson, non c'è un deterrente sufficiente nella norma così com'è. Si potrebbe pensare a una lite temeraria in generale, di cui quella a mezzo stampa rappresenti un'aggravante. E si potrebbe anche ipotizzare il deposito preventivo del 10% di quanto richiesto in sede risarcitoria" .
Differenza tra lite e querela temeraria.
Lite temeraria. Rientra nel procedimento civile, che regola i rapporti tra privati. L'eventuale risarcimento danni viene riconosciuto a favore della controparte. La lite temeraria esiste già nei fatti nel nostro ordinamento e viene risolta e liquidata direttamente dal giudice nella sentenza.
Querela temeraria. Siamo nell'ambito della procedura penale che regola i rapporti dell'individuo con lo Stato. Le sanzioni o multe non spettano alla controparte, ma allo Stato. È possibile che nei procedimenti penali le parti si costituiscano anche "parti civili" per unire i due procedimenti in uno.
Di Anna Fulgenzi, Prima Comunicazione

 

 

Foto: credit Olycom

Da sinistra: Felice Casson, Rosanna Fillppin e Walter Verini, i parlamentari Pd Impe­gnati a Introdurre regole contro le querele temerarie


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