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Arcigay: fantomatici "Libri Gender" nelle scuole

Di Emma Grande Venerdi 26 Giugno 2015 alle 16:26 | 0 commenti

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Alex Cremonesi - Arcigay PIANETA URANO Verona, Mattia Galdiolo - Arcigay TRALALTRO Padova, Mattia Stella - Arcigay Vicenza, Arcigay 15 GIUGNO Vicenza e Nicola Pizzamiglio - Arcigay POLITROPIA Rovigo, intervengono con una presa di posizione comune sulla questione dell'istruzione nelle scuole contro l'omofobia.

Apprendiamo con sconcerto che esistono “libri gender”: saremmo molto grati al Sindaco Luigi Brugnaro se volesse anche spiegarci cosa significa. Noi associazioni Arcigay del Veneto apprendiamo della decisione del Primo Cittadino di Venezia di “bandire” dalle scuole i libri contro gli stereotipi di genere, sulle diverse forme di famiglia, sulle differenze religiose e di nazionalità promossi dalla precedente amministrazione.

Con un semplice ordine agli uffici ha cancellato il lavoro fatto fin’ora disattendendo alle indicazioni dell’Unione Europea e del MIUR.

Noi, in quanto associazioni LGBTI del Veneto, ma anche come semplici cittadini e cittadine di buon senso, siamo molto preoccupati se importanti cariche istituzionali come quella del Sindaco si mettono a farneticare di “libri gender”. Abbiamo inoltre appreso con una certa sorpresa che secondo il Primo Cittadino educare non è cosa che riguardi la scuola. La realtà è che non esistono “libri gender”, ma solo libri, e il posto dove devono stare i libri è (anche) la scuola, che è il posto dove si educa.

E’ ampiamente documentato che gli stereotipi di ogni tipo si forma nei primi anni di vita ed è per questo che tutti gli organi e le istituzioni, anche internazionali, raccomandano già nella scuola primaria attività utili all’educare al rispetto delle differenze. Che competenze possiede il Sindaco Brugnaro per controvertire tali autorevoli indicazioni? Che esperienza può vantare nel campo dell’istruzione? La propaganda elettorale può arrivare ad entrare così pesantemente a gamba tesa sulla formazione dei bambini?

Ci sembra che il Brugnaro abbia le idee un po’ confuse su cosa significhi amministrare una città, e una città complessa e interessante come Venezia. Educare alle diversità è un compito della pubblica amministrazione, soprattuto locale. Saper includere nella città, sia le famiglie omogenitoriali, ma anche le differenze religiose o di nazionalità non è un vezzo da amministrazione liberal ma una necessità della realtà in cui viviamo. Perché, che al Primo Cittadino piaccia o meno, le molteplici forme dell’essere famiglia e della genitorialità, le differenze razziali e religiose, le diversità di orientamento sessuale e di genere sono un fatto, può scegliere solo se rispettarle o meno.

Che Brugnaro si faccia un po’ di chiarezza, come può dire che incoraggerà l’integrazione e lotterà contro la discriminazione quando il suo primo atto è un gesto esclusivo e discriminatorio? E se lo fa perché come dice “la maggioranza delle persone hanno una mamma e un papà", è nostro piacere comunicagli che l’educazione al rispetto delle minoranze non è un danno inferto alla maggioranza, non abbia timore.


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