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Amenduni, Ferak e la sciarada Generali

Di Marco Milioni Sabato 6 Aprile 2013 alle 17:24 | 0 commenti

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Da alcuni giorni le testate del gruppo Espresso stanno scandagliando la intricata vicenda che dovrebbe portare Generali ad avere un nuovo consiglio di amministrazione. La galassia dell'azionariato del colosso assicurativo triestino è particolarmente arzigogolato ma nel firmamento della compagnia, attraverso la immancabile Mediobanca, da anni fa bella vista il gruppo Ferak.

All'interno di quest'ultimo la famiglia Amenduni, patriarcato della siderurgia vicentina, con il 39,18% figura al primo posto. Almeno così sostiene Repubblica.it del 18 marzo in una analisi a firma di Roberta Paolini pubblicata nella sezione economica.

Passano pochi giorni e su Il Piccolo di Trieste, quotidiano riferibile sempre al gruppo Espresso, il 24 marzo a pagina 14, sezione economia, viene pubblicata una seconda analisi che va ancora più nel dettaglio: «Per metà della settimana dovrebbe essere delineato il nuovo board delle Generali. Venerdì Mediobanca ha iniziato a stendere la lista del nuovo consiglio. Ma se la «dimensione» del cda pare ormai cosa certa. Ancora mobili risultano composizione e candidature. Quella stesa da Piazzetta Cuccia, il 22 marzo durante il suo comitato nomine, è una prima bozza del consiglio. I nomi che vi compaiono dovranno ora esseri condivisi dagli altri soci forti del Leone. E nella delicata fase di composizione del listone, i veneti sono in bilico. La cordata di uomini della finanza e dell’impresa riunita sotto l’egida di Ferak è nei fatti il terzo azionista del Leone. Direttamente tramite la joint venture con Crt, la Effeti che tiene il 2,15% del colosso triestino e direttamente attraverso Ferak per l’appunto che ha l’1,7%. Ma ora rischiano di essere tenuti fuori dal nuovo board. E questo perché i due soci non riescono a trovare una convergenza sul nome da indicare per il nuovo consiglio. Dopo l’operazione Unipol-Fonsai, che aveva visto la Palladio (azionista di Ferak) opporsi al piano sponsorizzato da Mediobanca, all’interno di Effeti è calato il gelo. I rapporti tra Torino e i veneti si sono complicati e si è arrivato a parlare anche di divorzio. Ora questa ipotesi è stata accantonata, separarsi ora significherebbe incamerare una minusvalenza viste le attuali quotazioni di Generali (i titoli sono caricati nella scatola Effeti a 18 euro, ma sul mercato valgono poco più di 13 euro)».

Alla luce di tutto rimane quindi un quesito. Amenduni & friends, nonostante gli ottimi risultati con il trading su Generali raccontati dai media specializzati a fine febbraio, faticano a entrare nella stanza dei bottoni per una debolezza di fondo della finanza veneta e vicentina oppure alla fin fine gli acciaieri berici hanno deciso di non battere troppo i pugni sul tavolo per non fare troppo chiasso in quello che un tempo veniva chiamato il salotto buono della economia italica?

Leggi tutti gli articoli su: Amenduni, Generali, Ferak, Repubblica.it, Il Piccolo

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