Al freddo i licenziati in sciopero alla Askoll di Castell'Alfero, Uppo della Uilm: il gm Faccio li invita alla resa. E a Vicenza silenzio di tomba
Lunedi 3 Marzo 2014 alle 23:48 | 0 commenti
Ci ha contattato oggi, dopo che lo abbiamo intervistato prima e durante il corteo di protesta a Dueville e Povolaro e dopo averlo cercato di nuovo, Silvano Uppo, segretario provinciale della Uilm di Asti, che tutela con gli altri sindacati locali gli oltre 200 lavoratori che il 7 giugno vedranno chiudersi alle loro spalle i cancelli della Askoll di Castell'Alfero e che ad oggi, lo denunciamo di nuovo con una voce amplificata dal silenzio sostanziale dei sindacati e dei media vicentini, sono senza tutele e paracadute di ammortizzatori sociali se non per i primi 70 "allertati" dal 2011, come ci ha dichiarato ieri Tiziano Toniolo della Fim Cisl astigiana.
«Mi scusi per il ritardo che vorrà comprendere vista la situazione attuale di grandi difficoltà - ci dice Uppo - ma la informò che in data 3/03/2014 FIM, FIOM e UILM di Asti hanno inviato richiesta di incontro all'Unione Industriale di Asti così come previsto dalla legge 223/91. Sempre oggi il sig. Mario Carlo Faccio, General Menager della Askoll P&C, ha fatto giungere una sua lettera alle Rsu e alle istituzioni, invitando le maestranze alla desistenza dallo Sciopero che è giunto al 19 giorno».
«Il sig. Faccio ha assunto solo lo scorso novembre l'attuale incarico, quindi è l'ultimo assunto, in Askoll P&C -fa notare amaramente Uppo - , dopo le improvvise dimissioni del precedente responsabile che a differenza di altri dirigenti aziendali si era fortemente attivato nel tentativo di recuperare efficienza nello stabilimento, dando impulso allo sviluppo della versione Evo dell'Askoll motor e che forse proprio per il suo impegno sarà entrato in contrasto con gli attuali dirigenti che invece pianificano la chiusura dello stabilimento».
Nella lettera firmata dal General Menager della Askoll P&C, che pubblichiamo qui integralmente anche per far conoscere senza veli la posizione della controllata del gruppo vicentino presieduto da Elio Marioni, Mario Faccio sostanzialmente da un lato dà atto alle autorità di essersi mosse dopo il clamore della vicenda e apre, quindi, una porta a una trattativa sugli ammortizzatori, sempre più minacciati da una possibile insolvibilità dell'azienda; dall'altro ribadisce l'ineluttabilità della chiusura e l'urgenza di cessare lo sciopero subito per non impoverire ulteriormente una busta paga che dopo il 7 giugno comunque non ci sarà per i lavoratori.
Lo sciopero potrebbe avere «un effetto boomerang» sulla vicenda a causa delle cessate consegne (ma Castel'Alfero non chiude per mancanza di ordini?, ndr) e della loro influenza negativa sulla solvibilità aziendale. Questo si legge alla fine della lettera, dopo che Mario Faccio, con un tono che potrebbe essere interpretato come "caritatevole", si era rivolto ai lavoratori così: «già sapete quanto vi è costato questo sciopero in termini di disagi, sacrificio, freddo e umidità . Quando riceverete la busta paga del mese di febbraio saprete anche quanto vi è costato in termini economici»
Insomma, conclude amaramente Silvano Uppo, «la lettera invita i lavoratori alla resa e ad accettare di gestire la chiusura».
Chissà se quel freddo e quell'umidità nelle ossa di 220 (ex)colleghi astigiani sta penetrando anche solo un po' nella mente dei lavoratori, non ancora ex, delle Askoll di Povolaro, Sandrigo, Cavazzale ...
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