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Al Comunale di Thiene un capolavoro di Goldoni: "I rusteghi"

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 8 Marzo 2016 alle 17:23 | 0 commenti

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Comune di Thiene
Andrà il scena al Teatro Comunale nella serata di martedì 15 marzo 2016 alle ore 20.45 I Rusteghi di Carlo Goldoni, l'ottavo dei dieci appuntamenti con la grande prosa in cartellone per la 36^ Stagione Teatrale. Lo spettacolo sarà replicato mercoledì 16 e giovedì 17 marzo 2016. Con Albertin, Fasoli, Fasolo, Felicioli, La Monaca, Maccagno, Mandruzzato, Mannino, Previati, Wolf; regia: Giuseppe Emiliani; produzione: Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale. Durata: due atti - durata complessiva 2h30' incluso intervallo.

LA TRAMA
La scena è ambientata a Venezia nella casa del mercante Lunardo, e si svolge nell'arco di una giornata, rispettando così la tradizionale unità di luogo e di azione. Lucietta, da sempre in contrasto con la matrigna Margarita, vorrebbe maritarsi per uscire da una routine familiare noiosa e angusta, dovuta soprattutto all'intransigenza del padre Lunardo, autoritario,  e scorbutico. A insaputa di Lucietta, il padre ha già predisposto le nozze con Filippetto, figlio del signor Maurizio, anch'egli dal carattere rigido e severo. Contemporaneamente Filippetto si reca a far visita alla zia Marina, raccontandole del futuro matrimonio, ma confessandole di non aver mai conosciuto di persona la promessa sposa. Marina si adopera allora a tale scopo, e per questa ragione chiede e ottiene la complicità della signora Felice, moglie di Canciano. Il signor Lunardo ha invitato gli ospiti a cena, con lo scopo di ufficializzare le nozze: giungono così in casa Marina con il marito Simon, Felice e Canciano, accompagnati dal conte Riccardo. Grazie a un travestimento Filippetto e Lucietta possono conoscersi, ma sul più bello vengono scoperti. Scoppia il finimondo: I quattro uomini montano su tutte le furie, ma è Felice, nel corso della splendida scena finale, a dimostrare quanto assurdo sia il comportamento dei rusteghi. Questi, seppure di malavoglia, riconoscono i loro torti e si rassegnano ad accettare la nuova situazione.
NOTE STORICHE
l testo dei Rusteghi appartiene a quella stagione del teatro goldoniano che è segnata da importanti capolavori composti espressamente per il San Luca. Goldoni autore borghese racconta dunque la realtà borghese del proprio tempo e della sua città. Una borghesia aristocraticamente arricchita, come quella tratteggiata in La moglie saggia; oppure una piccola borghesia in ascesa grazie all'etica del lavoro e del risparmio avveduto e calcolato, nella Locandiera. In ogni caso gli spazi del mondo borghese sono ritratti ora con interesse e ammirazione, ora con distacco e ironia, come se fossero pseudo-valori, illusioni di ricchezza materiale contrapposti ai sentimenti più elementari. È il caso dei Rusteghi, in cui il matrimonio premeditato dai padri viene messo a rischio da un desiderio reale e autentico dei figli, che solo vorrebbero conoscersi di persona prima delle nozze. Al di sopra del principio economico e dei falsi ideali di compostezza, rigore, rispetto dell'autorità paterna, i figli e le donne si affidano a un umanissimo principio di piacere, ribaltando i ruoli familiari a loro vantaggio e isolando i quattro rusteghi nella vecchia austerità e nel conformismo che li caratterizza.
La commedia scritta nel gennaio 1760 a chiusura del carnevale  fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Luca il 16 febbraio con il titolo “ La compagnia dei selvadeghi, o sia i Rusteghi” incontrando un grande successi di pubblico tanto che nella edizione Pasquali del 1762 il Goldoni stesso disse: “ Il Pubblico si è moltissimo divertito, e posso dire quest'opera una delle mie più fortunate; perché non solo in Venezia riuscì gradita, ma da per tutto, dove finora fu dai comici rappresentata.”
L’opera è ritenuta dai critici il capolavoro di Goldoni. Grandi compagnie dell’800 e del 900 l’hanno messa nel proprio cartellone e grandi registi l’hanno messa in scena sempre con successo. Ricordiamo l’allestimento di Luigi Squarzina del 1969 e soprattutto la innovativa lettura registica di Massimo Castri del 1992.


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