Quotidiano | Categorie: Politica

Aim Ecoveneta, un tabù anche per i media

Di Marco Milioni Venerdi 29 Novembre 2013 alle 16:44 | 0 commenti

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La notizia uscita ieri da Borgo Berga è per certi versi clamorosa. Al di là della condanna per Carlo Valle e Giuseppe Rossi, che sono pronti a ricorrere in appello, a fare rumore è l'assoluzione per l'ex assessore Gianni Giglioli. In questo frangente non ha più di tanto senso entrare nel merito della vicenda giudiziaria. VicenzaPiù ha raccontato, unica testata nel panorama locale, dettagli risvolti e retroscena di una vicenda che altri media hanno ignorato.

La prima considerazione va fatta sul conto della magistratura. Sebbene a portare al porto il processo, siamo al primo grado ovviamente, sia stato il pm Silvia Golin. L'impianto giuridico dell'accusa è l'eredità del vecchio procuratore Ivano Salvarani e dell'ex pm Giorgio Falcone. Si fa fatica a capire come i due non abbiano compreso che la loro impostazione non avrebbe portato lontano, almeno per quanto concerne l'ex assessore. La questione però va analizzata da un altro punto di vista. Perché il processo, con la sola eccezione della parte relativa ai risarcimenti, morirà asfissiato dalla prescrizione. Come mai? Gli inquirenti non si sono preparati per tempo impostando le indagini in maniera adeguata? La domanda è legittima perché non è la prima volta che processi importanti che vedono nel mirino affari e politica da super-rapidi si trasformino da lepri a lumache. E ancora. Come mai non c'è traccia sapidamente evidente di accertamenti penali condotti su Ecoveneta-Maltauro che a Venezia, per questioni collegate, ha dovuto riconoscere le sue responsabilità penali? E ancora, come mai non c'è memoria collettiva di indagine sul filone degli affidamenti di Aim a terzi? È vero o non è vero che la procura è stata sollecitata in tal senso?

La seconda considerazione riguarda la politica. Da anni a palazzo Trissino lo snodo che mette in relazione la vicenda Marghera con le vicende del gruppo Maltauro è tabù. Come è tabù la considerazione, così ha riferito per anni Giglioli, che buona parte delle «porcherie finite a Marghera» provenissero dal depuratore Aim di Sant'Agostino. Come mai non ci si interroga su questo aspetto? Che cosa c'è dietro? È possibile pensare che per anni la collettività vicentina, per il tramite di Aim, abbia pagato sversamenti industriali fuori norma, nell'impianto di Sant'Agostino? Perché questo aspetto continua ad essere sistematicamente ignorato dalla quasi totalità dei media locali?

Un ultimo pensiero poi va a Giglioli. Al signor Giglioli e non al dottore. Cioè all'uomo. Che può piacere o meno ma ha combattuto una battaglia onesta, dura non sottraendosi mai al contradditorio. Dentro e fuori dall'aula nonché davanti alla stampa. Quanti politici e amministratori si comportano nello stesso modo?


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