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Ai nuovi sindaci, e ai rieletti, "Duri i banchi"

Di Citizen Writers Mercoledi 28 Maggio 2014 alle 15:06 | 0 commenti

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Riceviamo da Roberto Ciambetti assessore regionale agli Enti locali e pubblichiamo - Per fare il sindaco oggi servono coraggio e nervi saldi: che si tratti di neo-eletti o di amministratori confermati nel loro mandato i problemi non mancano, ad iniziare dal far quadrare i bilanci o riuscire a districarsi dal problematico, per non dire altro, capitolo della Tasi.

Stando alla denuncia accorata del presidente dell’Anci, ai Comuni italiani verranno meno nei prossimi mesi  un miliardo di € a causa della spending review e circa 700 milioni di € messi a parziale copertura del bonus di 80 € riconosciuto nelle buste paga dei lavoratori da questo 27 maggio: da un paio di anni le amministrazioni locali si trovano a pareggiare le uscite con entrate in diminuzione senza per altro avere certezza dei dati effettivi e delle reali risorse a disposizione.

Da un paio di anni i comuni si trovano nella infelice situazione di fare i gabellieri per conto dello stato, senza grandi margini per modulare l’applicazione delle imposte. L’unica certezza è la difficoltà nel fare fronte alla domanda sociale in forte crescita e dare risposte alle richieste di aiuto che giungono da una società stremata da anni di crisi economica, debiti e contrazioni di consumi.

In Veneto ci sono segnali di ripresa anche occupazionale e i nostri comuni, nonostante tutto, sono riusciti fino ad oggi a far fronte ad uno scenario veramente difficile. Ora, però, i soldi iniziano a venir meno e per troppe amministrazioni locali  si sta raggiungendo la soglia sotto la quale non si può andare.

Con queste cifre in ballo, e con i malumori che provocherà nei cittadini l’applicazione della Tasi,  è facile immaginare che l’entusiasmo della elezione per i neofiti dureranno ben poco: i numeri saranno un duro richiamo alla realtà.  Ben presto si accorgeranno i nuovi sindaci che quando si  parla di Spending review, Revisione della spesa, lo stato e il governo pensano innanzitutto a rivedere le uscite di Comuni e Regioni tagliando, contestualmente, i trasferimenti di risorse dal centro alle periferie: non s’azzardano a toccare i conti e i costi degli apparati centrali né, tantomeno, a mettere in discussione l’apparato pubblico che in intere regioni costituisce la fonte principale del reddito e la prima voce del Pil.

Per abbattere le spese una strada, percorsa con successo da alcune realtà, è quella dell’unificazione di mansioni e uffici concentrati in un unico Comune al servizio di un’area vasta, con un bacino ottimale di utenti tale da abbattere le spese gestionali incrementando la qualità della risposta data al cittadino:  la legislazione, anche regionale, invita a percorrere questa strada superando le divisioni di un campanilismo oggi anacronistico ed eccessivamente dispendioso.

Il pubblico amministratore locale si trova ad operare in uno scenario a dir poco ostile: al di là delle dichiarazioni di intenti  e delle speranze, in realtà a livello nazionale  non è più possibile riproporre la pratica scarsamente lungimirante  di creare  debito per mantenere le promesse, quando basterebbero gli impegni imminenti del Fiscal Compact e del Pareggio di Bilancio a imporre una svolta radicale nei conti dello stato e degli apparati centrali visto che in periferia non rimane poi molto da tagliare.

Questa è l’amara realtà con cui i nuovi sindaci dovranno fare i conti, sapendo che hanno limiti di spesa ben precisi fissati dal  Patto di stabilità, ma anche la possibilità di razionalizzare costi e servizi attraverso l’accentramento e accorpamento degli uffici tra più realtà comunali: i sindaci veneti si sono sempre dimostrati all’altezza di una tradizione fatta di capacità virtuosa, soluzioni avanzate e anche coraggio. Continuare questa tradizione  non sarà facile: la strada è molto stretta e da ambo i lati incombe il precipizio. A tutti quanti, neoeletti o riconfermati, buon lavoro e “Duri i banchi".

Leggi tutti gli articoli su: Roberto Ciambetti, sindaci

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