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Riportiamo le spoglie di Andrea Palladio a Santa Corona. Lì c'è anche la spina della vera croce e la storia dei vicentini illustri

Di Matteo Moschini Mercoledi 3 Febbraio 2016 alle 16:50 | 0 commenti

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La chiesa di Santa Corona è la croce e delizia della città di Vicenza, una perla nel cuore di Vicenza contiene affreschi tra i più importanti di tutta la provincia. E custodisce quella che dovrebbe essere una spina della corona che fu posata sulla fronte di Cristo oltre duemila anni fa (per chi non ci volesse credere, se non è una di quelle originali è quantomeno una di quelle a "marchio registrato" e spacciate per tali). La chiesa è anche uno dei punti nodali di un progetto di riqualificazione culturale della città, è sempre di più un'attrattiva turistica e devozionale, con tutti i problemi di sicurezza che ne conseguono.

La chiesa, infatti, è custodita da due volontari, e anche la famosa spina (che è stimata valere, venalmente, oltre dieci milioni di euro) è esposta solo il Venerdì Santo, perché altrimenti non sarebbe in sicurezza.

Ma al di là di questa enorme attrattiva religiosa la chiesa è ricca di storie molto più profane e molto poco conosciute, legate soprattutto agli ospiti illustri che ospitava... come cimitero. Erano 249 le sepolture presenti a Santa Croce, quando nel 1806 subentrò l'editto napoleonico di Saint Cloud, che obbligava a spostare i cimiteri al di fuori delle chiese e dei centri cittadini.

A farci fare una piccola visita della Chiesa quest'oggi è stato il custode, Ampelio Dall'Osto, che ha voluto farci presente questa storia. Le pietre tombali dei 249 sepolti di Santa Corona ora sono esposte nel chiostro, e tra di essere spiccano nomi illustri. Quello di Leone Montanari, ad esempio. O quello di Luigi Da Porto che, "non tutti i vicentini lo sanno", è l'autore della prima versione di quella che sarebbe poi diventata la celeberrima opera teatrale "Giulietta e Romeo" di William Shakespeare.
Ma soprattutto era il luogo dell'eterno riposo del più famoso dei vicentini, sia pure se di origini padovane, Andrea Palladio. Che però fu spostato nell'attuale mausoleo nel Cimitero Maggiore, più o meno nel 1845. Fatto sta che nel momento di esumare i resti si scoprì che il grande architetto era stato collocato nella tomba di famiglia del genero, insieme ad altri 18 cadaveri.

All'epoca naturalmente non esistevano i metodi scientifici odierni per stabilire l'identità dei resti umani, e per decidere qual era il cranio del Palladio si ricorse a metodi che oggi fanno sorridere. Certo, fu tentato il confronto con il ritratto custodito a Villa Valmarana ai Nani, ma fondamentalmente si stabilì che "un'intelligenza superiore aveva bisogno di un cranio più grande, e così fecero, scelsero il cranio più grosso".

Insomma, la collocazione delle vere (o simboliche) spoglie di Andrea Palladio ormai è sconosciuta (saranno davvero quelle al cimitero Maggiore?), ma forse, potrebbe essere un'idea per il vice sindaco Jacopo Bulgarini d'Elci, riportarle dove erano e cioè a Santa Corona per una loro "esposizione turistica" potrebbe servire a dare ulteriore valore alla nostra città.


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