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A Palazzo Leoni Montanari la mostra "Grisha Bruskin. Icone sovietiche" dal 18 ottobre

Di Comunicati Stampa Martedi 17 Ottobre 2017 alle 22:07 | 0 commenti

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Apre oggi al pubblico alle Gallerie d'Italia - Palazzo Leoni Montanari, sede museale e culturale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, l'esposizione Grisha Bruskin. Icone sovietiche. Una mostra per ricordare in modo originale il centenario della Rivoluzione d'Ottobre rileggendo il sistema sovietico che ne scaturì a partire da un'unica opera: il dittico Fundamental'nyj Leksikon (Lessico fondamentale, 1985-1990) di Grisha Bruskin (1945), da tempo riconosciuto come il più grande e originale degli artisti russi viventi. Il capolavoro non è mai stato esposto in Italia e, in forme autonome, neppure in Europa.

Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo, afferma: "Il museo di Intesa Sanpaolo a Vicenza ha da sempre un rapporto privilegiato con la Russia e il suo patrimonio culturale, come testimonia la nuova mostra dedicata all'artista Grisha Bruskin. Raccontiamo la contemporaneità anche grazie a un'importante presenza di strumenti multimediali per approfondire dipinti, sculture e disegni esposti. Da Noma Bar nei mesi scorsi a Bruskin, le Gallerie d'Italia confermano l'apertura ai protagonisti e alle esperienze dell'arte internazionale, dando un contributo originale all'offerta culturale in città."

Nella storia dell'arte russa della seconda metà del Novecento Fundamental'nyj Leksikon gode di uno status mitico: nell'asta tenuta da Sotheby's a Mosca il 7 luglio 1988, di fatto la prima in Unione Sovietica, una delle due tele fu battuta per la cifra record di 242.000 sterline (pari a 416.000 dollari, come scrisse in prima pagina il New York Times), generando una svolta all'interno del panorama artistico sovietico, fino a quella data privo di un mercato ufficiale. Un successo imprevedibile, che attestava il riconoscimento della qualità assoluta della ricerca dell'artista, accreditando Bruskin come "l'artista della perestrojka".

L'opera è composta da due pannelli a olio su tela; ciascuno presenta 128 personaggi, 256 figure in totale. Ogni personaggio, colto di tre quarti, mostra un archetipo del mito ideologico sovietico (il pioniere, l'operaio, il soldato ecc.), ed è dotato di uno o più accessori, dipinti in tonalità molto accese, che ne fissano il ruolo e la funzione all'interno di quella società; tutti i volti presentano la stessa espressione, uno sguardo vuoto in avanti: Bruskin ha fissato l'aspetto apparente di un regime che pareva destinato a perpetuarsi all'infinito e che invece collassò pochi anni dopo. La mostra di Vicenza affianca alle due tele 24 disegni preparatori, 25 statuette in porcellana (1998-1999) e 49 sculture in bronzo realizzate dall'artista nel triennio 2001-2003, una sorta di maquette ex post, che rivela la tridimensionalità implicita delle figure dipinte, come se alcune di loro fossero scese dalla tela.

Il percorso espositivo confronta inoltre il processo creativo di Bruskin con due icone-menologio russe dalla collezione Intesa Sanpaolo, tra le più importanti in Occidente per numero e qualità delle opere, evidenziando tra i santi cristiani e gli eroi sovietici profonde connessioni, non solo formali, ma anche concettuali, in particolare per due elementi: la generale aura che li riveste e il loro essere depositari di una narrazione, di un discorso. Se ogni personaggio è il depositario di una porzione della generale narrazione del mondo sovietico, potrà raccontarla coinvolgendo il visitatore tramite le tecnologie multimediali con fotografie d'epoca, video appositamente realizzati dall'artista per l'occasione e altri rimandi visuali.

La collezione di icone russe di Intesa Sanpaolo si distingue per tre aspetti molto significativi: l'ampio arco cronologico, dal Medioevo all'età moderna, che consente di ripercorrere le diverse fasi della storia della pittura russa di icone; la grande varietà di scuole rappresentate - accanto ai centri artistici più noti come Mosca, Novgorod, Pskov, Tver' e Vladimir, sono documentate le aree provinciali della Russia centrale e settentrionale -; infine il largo spazio dato alle tavole realizzate nel XVIII e XIX secolo, periodo successivo alle riforme dello zar Pietro il Grande. Circa 130 icone delle oltre 400 in collezione sono in mostra permanente presso le Gallerie d'Italia - Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, le altre sono conservate in un attrezzato deposito annesso alle Gallerie. Lungo il percorso espositivo, le icone sono raggruppate per soggetti iconografici. Come in una sorta di "via sacra", sono affrontati i temi fondamentali della liturgia ortodossa, componendo un itinerario che è insieme storico, artistico, spirituale.

Numerose le attività collaterali per approfondire i temi della mostra: si spazierà dai tradizionali laboratori e visite guidate a incontri arte/musica e workshop fotografici, senza dimenticare i percorsi di alternanza scuola - lavoro realizzati con l'ausilio dei curatori affinché giovani liceali possano essere mediatori culturali nel corso delle domeniche.

Grisha Bruskin vive e lavora tra Mosca e New York. Protagonista del Padiglione Russo della 57a Biennale di Venezia, le sue opere sono stabilmente esposte al MoMa di New York, al Centre Pompidou di Parigi, al Ludwig Museum di Colonia e nei più prestigiosi musei russi (a Mosca, il Puškin e la Galleria Tret'jakov, a San Pietroburgo il Russkij Museum).

Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, curatori della mostra Grisha Bruskin, icone sovietiche, dirigono a Ca' Foscari il Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR). Sono i co-curatori del Padiglione Russo alla Biennale di Venezia di quest'anno.

Il catalogo è edito da Antiga Edizioni, Crocetta del Montello (Treviso).


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