25 aprile, purificare la memoria: i giovani imparino che la ricostruzione dei ponti interrotti tra fratelli è possibile
Lunedi 23 Aprile 2018 alle 10:27 | 0 commenti
25 aprile: sarebbe importante che fosse il giorno della purificazione della memoria dove vi sia la consapevolezza che nei tragici avvenimenti del 1943-45 tutti i contendenti coinvolti in quei tempi e tutti coloro che ricordano quei tristissimi momenti per l'Italia abbiano veramente il coraggio umano, prima di tutto, di superare in nome di un bene superiore, quello civile, la contrapposizione di allora con i suoi lutti e tutte le nefandezze che la guerra, soprattutto tra fratelli, comporta. Ciò richiede un riconoscimento reciproco di coloro i quali in nome di ideali hanno talora fatto ricorso a metodi e azioni che non potevano e non possono essere accettati in un consorzio umano che pone come propria finalità il benessere di tutti.
Purificare la memoria, sull'esempio di ciò che promossero per i polacchi i loro vescovi il 16 novembre 1965 nei confronti dei tedeschi, significa non tanto e non solo riconoscere degli errori gravi, ma saper andare oltre e costruire una vera riconciliazione. Ambedue i contendenti, fratelli, anziché mirare ad una vera unità d'intenti per il bene civili si erano opposti e divisi, reciprocamente combattuti e condannati e per decenni hanno continuato a farlo. Talora con troppa retorica e astio storico i vincitori hanno celebrato se stessi, e anziché tendere la mano ed accogliere anche il dolore degli avversari (il nemico), che mai, giova sempre ricordarlo, ha un colore politico, hanno preferito negare perfino il pianto di genitori, spose, sposi, figli, cercando quella damnatio memoriae (condanna della memoria), che ha finito per rinfocolare l'avversione reciproca, anziché quella pace civile che diversi statisti dopo il secondo conflitto mondiale invocavano e cercavano di costruire, pur nella diversità di opinioni politiche.
Ora nel ricordo delle sofferenze patite gli italiani sappiano riconoscere e adoperarsi perché quanto accaduto non sia più un esito della contrapposizione politica, ma un insegnamento che porti ad una unità di intenti per il benessere di tutti, aprendosi ad un abbraccio di pace nell'impegno di costruire in modo concorde e con l'apporto di tutti. Per questo un'autentica sapienza di governo è quella che deve svolgere e promuovere positivamente l'incontro tra tutti i cittadini, evitando in tutti i modi di fomentare la reciproca avversione. Ogni piazza, ogni palco il 25 aprile di ogni anno risuoni di questa prospettiva e produca un effetto buono nella coscienza dei cittadini per il loro Stato. Ciò con la consapevolezza che il rifiuto della guerra e anche quello della guerra civile che non è combattuta solo con le armi, ma anche con quei discorsi scritti con penna intinta nel veleno dell'avversione, che non ha pietà nemmeno per i morti. Una superiore coscienza politica è quella che affida alla storia il giudizio, al presente la volontà di bene costruire quella benevolenza sociale di cui parlava il filosofo A. Rosmini dove l'uomo, il cittadino, è amato come membro della società nella quale si realizza, con il concorso di tutti, il bene altrui che è condizione anche per il suo bene particolare.
Così le parole della seconda strofa del Canto degli Italiani (Inno di Mameli) possono assumere quel valore che gli si riconosce:
"Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo,
Perché siam divisi
Raccolgaci un'Unica
Bandiera, una Speme
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò."
Così anche i giovani possono imparare che la ricostruzione dei ponti interrotti tra fratelli è possibile.
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