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"... E non chiamateli clandestini: i rifugiati e l'accoglienza", incontro a Vicenza

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 15 Aprile 2014 alle 12:38 | 0 commenti

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Centro Astalli, Mondo Immigrazione e Pro.E.ducere - Il problema sociale dei richiedenti asilo e dei rifugiati è, oggi, di estrema attualità, anche a Vicenza e Provincia. In Italia ci sono buone esperienze, soprattutto per la prima accoglienza nei centri più piccoli. Non possiamo dire altrettanto delle città più grandi, dove i tempi di un’effettiva integrazione sono molto più lunghi, spingendo spesso i richiedenti asilo a cercare fortuna in altri paesi attraverso vie di fuga clandestine.

Il recentissimo rapporto nazionale del Centro Astalli (che pubblichiamo in fondo all'articolo ndr)  pubblicato il 10 aprile u.s. ci informa che le domande presentate in Italia sono state 27.830, con un aumento del 60% rispetto al 2012.

Per accogliere e per integrare i rifugiati occorre conoscere e informarsi per costruire proposte e partecipazione attiva dei cittadini. Tre associazioni che operano nel campo dell’immigrazione, dell’accoglienza dei rifugiati e dei diritti umani hanno unito le forze per organizzare un’ iniziativa che si terrà Giovedì 17 aprile p.v. presso sala Villa Tacchi – Viale delle Pace, 69 - Vicenza. Durante la riunione si affronterà il tema dell’accoglienza dei rifugiati nella città e saranno presentate le testimonianze sui profughi siriani attualmente in Libano e Turchia.

Condurrà i lavori il dott. Maurizio Verrina, vicentino, attualmente direttore regionale dell’ UNHCR nell’area del medio oriente e Africa del Nord (CASWANAMEE)  presso RET - Switzerland, un’organizzazione internazionale  impegnata ad assistere le comunità di rifugiati nel campo dell’educazione. In questi mesi sta operando nei campi profughi siriani del Libano, della Turchia e partecipa a missioni nel Mali. Ha diretto progetti di assistenza internazionale a Haiti, nel Ciad, nel Marocco, in Eritrea e Somalia. Per diversi anni è stato responsabile dell’ufficio di cooperazione sociale presso l’ambasciata italiana di Rabat.

Un’occasione di confronto, dunque, rivolta a enti di categoria e istituzioni, associazioni e cittadini impegnati da tempo sul fronte dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle minoranze e dei migranti per comprendere e agire in un contesto che ci tocca sempre più direttamente.

Associazione Centro Astalli

Rapporto Annuale 2014

 Alcune sottolineature

Domande d'asilo in crescita, i bisogni restano costanti

Nel 2013 le domande d'asilo presentate in Europa sono aumentate del 32%. Il principale Paese d'origine dei richiedenti asilo nell'Unione Europea è la Siria. Le domande presentate in Italia sono state 27.830, con un aumento del 60% rispetto all'anno precedente. Fa pensare il significativo scarto tra persone sbarcate sulle coste italiane nel corso dell'anno, 42.925, e le richieste d'asilo presentate. Un altro dato che fa riflettere è la differenza tra il numero dei richiedenti asilo siriani in Italia (appena 695) e quello registrato in Paesi del nord Europa come la Svezia (16.317) e la Germania (11.851). Questi dati dicono che chi cerca protezione è ben consapevole della difficoltà del contesto italiano e cerca in ogni modo un'altra destinazione.

Il totale dei pasti distribuiti dalla mensa nel 2013 (102.675) è rimasto costante rispetto al 2012, con una media giornaliera di pasti offerti tra le 350 e le 400 unità. È un dato che conferma tragicamente l'incapacità del sistema di accoglienza italiano di dare risposte, persino ai bisogni più immediati. Le nazionalità più rappresentate sono sostanzialmente in linea con i principali Paesi di origine dei richiedenti asilo in Italia: Mali, Costa d'Avorio, Afghanistan, Senegal, Pakistan, Eritrea, Nigeria, Guinea. Pochissimi i siriani, a conferma del dato nazionale.

In netto aumento gli utenti del Centro Astalli in Sicilia, regione particolarmente sollecitata dagli sbarchi di migranti forzati, e in particolare a Palermo, dove si è registrato un aumento di quasi il 20% rispetto al 2012.

 

→ Cfr. sezione Mensa, Centro Astalli Palermo, Centro Astalli Catania

 

Accoglienza: la logica dell'emergenza ostacola l'integrazione

Anche nel 2013 le Prefetture sono state costrette a reperire sui territori posti di accoglienza aggiuntivi, facendo ricorso a procedure emergenziali non giustificate dai numeri degli arrivi. Negli ultimi dieci anni infatti il trend delle richieste d'asilo, pur nelle fisiologiche oscillazioni tra un anno e l'altro, si è ormai attestato su un ordine di grandezza costante e soprattutto prevedibile. Quello che continua a fare difetto è la programmazione: l'ampliamento del sistema nazionale di accoglienza ha rappresentato un miglioramento, ma per parlare di un sistema realmente commisurato ai bisogni bisognerebbe tarare il numero dei posti sul numero delle persone arrivate (un riferimento utile potrebbe essere la media degli arrivi dei tre anni precedenti). 

Le misure di integrazione continuano ad essere il punto più dolente in uno scenario pieno di criticità.  Molti titolari di protezione si trovano di fatto abbandonati a loro stessi, con ben poche opportunità di crearsi un percorso autonomo. Il fenomeno delle occupazioni, particolarmente grave a Roma, è in crescita esponenziale: alle occupazioni romane di lungo corso (Collatina, Romanina, Ponte Mammolo...) si sono ormai aggiunti stabilmente il palazzo dell’ex Ispra di Piazza Indipendenza e Colle Oppio. Si stima che almeno 2.500 rifugiati vivano a margine della società, in condizioni di assoluto degrado. 

Insieme alla ricerca di un lavoro, l'affitto di un alloggio è la sfida più difficile: l’onerosità delle locazioni e gli anticipi richiesti scoraggiano anche chi può contare su un impiego stabile.

Nel 2013 il Centro Astalli, anche attraverso progetti di accompagnamento specifici che prevedevano l'erogazione di contributi economici, ha cercato di sostenere concretamente il difficile percorso verso l'autonomia di alcuni titolari di protezione internazionale.

 

→ Cfr. sezioni Accompagnamento all'autonomia, Progetti realizzati nel 2013 (Sfida per l'autonomia,   Un futuro da ri-costruire, 100 percorsi, Progetto Sviluppo, Un'accoglienza inclusiva)

La crisi non accenna a diminuire. Ne fanno le spese i rifugiati...

Continuano a sentirsi, più forti che mai, gli effetti della crisi, ormai vistosi anche nel nord Italia e sempre più drammatici al sud. La permanenza nei centri di accoglienza continua ad allungarsi. Gli operatori dei centri di accoglienza continuano un lavoro intenso di orientamento degli ospiti, valorizzando le reti territoriali esistenti. Desta particolare preoccupazione il caso di quelle persone che hanno necessità di trovare lavoro al più presto anche per mantenere la regolarità del soggiorno: è il caso dei titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari o dei molti migranti neomaggiorenni.

Il quadro normativo, con le limitazioni al rinnovo delle tipologie di contratto più flessibili e la sostanziale mancanza di strumenti per incentivare i tirocini formativi, ha di fatto reso più difficile il percorso di chi, come i rifugiati, accede quasi esclusivamente alle fasce più basse e precarie del mercato del lavoro.

Per quanto riguarda lo sportello lavoro, nel corso del 2013 si è continuato a registrare l'accesso di molte donne, soprattutto africane, di età compresa tra i 40–50 anni, che vivono da molti anni in Italia, alla ricerca dell'ennesimo lavoro di assistenza agli anziani. Il lavoro di cura alla lunga è logorante e la maggior parte di queste donne arrivano a 50 anni con seri problemi fisici, che ostacolano la ricerca di una nuova occupazione e, più in generale, la loro vita quotidiana.

 

→ Cfr. sezioni San Saba, Casa di Giorgia, Aver Drom, Accompagnamento all'autonomia, Centro Astalli Catania, Centro Astalli Palermo, Centro Astalli Trento

 

… e le famiglie in particolare

Ancora più complicata è la situazione di chi ha una famiglia a carico, oppure intraprende una procedura di ricongiungimento familiare. Le famiglie rifugiate richiedono un’attenzione particolare e una progettualità complessa, che tenga conto di una varietà di fattori. Purtroppo il contesto è sempre più difficile. Sempre maggiori sono le difficoltà nel trovare un lavoro e un appartamento in affitto, adeguato alle esigenze del nucleo familiare e a un prezzo sostenibile. Mancano sul territorio strutture di seconda accoglienza o di semiatonomia dove si potrebbero accompagnare i nuclei familiari a una graduale autosufficienza. Un percorso quotidiano che si è fatto arduo anche per le famiglie italiane, che pure spesso possono contare su reti di sostegno parentali e amicali, diventa per le famiglie rifugiate una sfida impari.

Il periodo medio di permanenza nel centro per famiglie Pedro Arrupe ha ormai superato i 12 mesi.

 

→ Cfr. sezioni Centro Pedro Arrupe-Comunità di famiglie rifugiate, Centro Astalli Trento

 

Accompagnare i più vulnerabili è una sfida sempre più necessaria 

Le persone in situazioni di particolare fragilità - vittime di tortura, violenza intenzionale o abusi sessuali - che nel corso dell'anno sono state accompagnate dal Centro Astalli, attraverso l'azione coordinata del servizio medico e dello sportello legale sono state complessivamente 713, tra nuovi utenti e ritorni. Le vittime di tortura che si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 206.

Il dato che desta maggiore preoccupazione è che molto spesso queste persone, pur tanto provate, non riescono ad accedere a misure di accoglienza adeguate: quasi la metà delle vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di vivere per strada (15%), in edifici occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti (34%). Spesso il disagio di queste persone emerge anche nei centri di accoglienza: a La Casa di Giorgia un alto numero di ospiti sono risultate affette da problemi psichici anche gravi, conseguenze dei traumi e delle violenze subite, che necessitano di cure e assistenza specializzata.

A causa degli ingenti tagli alla sanità, si è molto ridotta la capacità del territorio di fornire assistenza alle persone la cui salute mentale è duramente provata da traumi passati e presenti. Le risorse pubbliche per la salute mentale sono ormai drammaticamente insufficienti. Eppure un accompagnamento specifico e mirato potrebbe prevenire la maggior parte dei casi di acutizzazione e cronicizzazione, evitando che si creino casi paradossali e pericolosi di esclusione: un rifugiato che soffre di un disagio mentale grave, che non consente di condurre vita comunitaria, di fatto spesso finisce con l'essere completamente abbandonato a se stesso.

 

→ Cfr. sezioni Accompagnamento persone vulnerabili, Centro SaMiFo, Casa di Giorgia

La povertà più preoccupante è quella culturale

Contrastare pregiudizi, valutazioni superficiali, allarmismi ingiustificati e promuovere un'informazione corretta e una riscoperta di valori fondamentali come la solidarietà e l'ospitalità: per questo il Centro Astalli nel 2013 ha dato nuovo impulso alle attività di informazione, sensibilizzazione e comunicazione. Oltre 18.700 studenti sono stati coinvolti nei progetti didattici sul diritto d’asilo e sul dialogo interreligioso promossi dal Centro Astalli in 13 città italiane.

Al Mediterraneo, storico crocevia di incontro e oggi troppo spesso cimitero per i rifugiati in cerca di protezione, è stata dedicata la campagna di sensibilizzazione annuale Il mare unisce, la terra non divida. Con la mostra fotografica Santuario e Nutrimento, promossa dal JRS Internazionale per la Giornata del Rifugiato, si è voluto porre l'accento sulle gravi crisi internazionali in Siria e in Congo: vie di accesso sicure, fine dei respingimenti e accoglienza degna di questo nome per le vittime incolpevoli della guerra sono stati i principali temi dell'advocacy che il Centro Astalli ha portato avanti nel corso dell'anno.

 

→ Cfr. sezioni Campagne, Progetti nelle scuole, Rapporti con i media


Un impegno sempre più coinvolgente

Sono sempre numerose le persone che scelgono di dedicare tempo, energie, competenze e professionalità ai richiedenti asilo e rifugiati: nel 2013, nelle 8 città in cui il Centro Astalli opera (Roma, Palermo, Catania, Trento, Vicenza, Napoli, Milano, Padova) ben 486 volontari hanno reso possibili, con il loro impegno, i servizi descritti in questo rapporto.  Come ha sottolineato Papa Francesco, i volontari del Centro Astalli sono persone che non donano solo qualcosa o del tempo, ma cercano di entrare in relazione con i rifugiati riconoscendoli come persone, impegnandosi a trovare risposte concrete ai loro bisogni.

Il Sindaco di Roma Ignazio Marino ha voluto dare un riconoscimento alla preziosa opera svolta dai volontari del Centro Astalli in questi anni conferendo all'associazione il premio Roma per la Pace e l’azione Umanitaria,  che nelle precedenti edizioni è stato assegnato, tra gli altri, ad eminenti personalità quali Giovanni Paolo II, Muhammad Yunus, Ingrid Betancourt e Aung San Suu Kyi.

 

→ Cfr. sezioni Formazione volontari, Rete territoriale

 

Papa Francesco al Centro Astalli

Martedì 10 settembre 2013 Papa Francesco ha tenuto fede alla promessa fatta a padre Giovanni La Manna all'indomani della sua elezione ed è venuto a incontrare i rifugiati. Il Pontefice è arrivato alla mensa del Centro Astalli e ha salutato con affetto e semplicità le persone che, come ogni giorno, erano in fila per un pasto. Poi è entrato a salutare un gruppo di rifugiati e si è intrattenuto con loro.

Al termine della sua visita alla mensa il Santo Padre si è recato nella Chiesa del Gesù, dove lo attendevano 350 rifugiati e 300 volontari dei centri d’accoglienza e dei servizi che il Centro Astalli gestisce a Roma. Hanno rivolto un saluto a Papa Francesco Carol, rifugiata siriana, e Adam, sudanese del Darfur. Il Papa ha poi reso omaggio alla tomba di Padre Pedro Arrupe, fondatore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, insieme a una famiglia di rifugiati egiziani.

Nel suo discorso il Pontefice ha esortato a non aver paura delle differenze e a impegnarsi insieme per la causa del bene comune e della dignità dell'uomo. In particolare ha esortato la Chiesa a compiere gesti concreti e coraggiosi di accoglienza: "I conventi vuoti non servono a aprire alberghi e fare soldi: sono per la carne di Cristo, sono per i rifugiati". In seguito a questo appello così diretto e coraggioso, alcune comunità religiose si sono rese disponibili ad essere coinvolte nell'accoglienza dei rifugiati a Roma. Nel corso del 2014, attraverso il nuovo programma “Comunità di Ospitalità”, il Centro Astalli sperimenterà nuovi modelli di accoglienza partecipata con le comunità religiose e con i cittadini del  territorio.

 

→ Cfr. Appendice “Papa Francesco al Centro Astalli”

 

 


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