Quotidiano | Categorie: Danza e ballo

"Terramara" chiude la Rassegna Internazionale di danza, sabato al Toniolo

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 10 Maggio 2013 alle 18:57 | non commentabile

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Comune di Venezia  - Ultimo appuntamento in calendario per Verso l’Universo, la Rassegna Internazionale di danza d’autore promossa ed organizzata dal Comune di Venezia, Assessorato alle Attività culturali con la collaborazione di Arteven Circuito Teatrale Regionale. Sabato 11 maggio ore 21 al Teatro Toniolo la compagnia abbondanza / bertoni presenta la prima italiana del riallestimento di Terramara con la coreografia di Michele Abbondanza, la cura del riallestimento di Antonella Bertoni, su musiche di J.S. Bach, G. Yared, S. Borè e della tradizione popolare, con Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli.

Il riallestimento 2013 viene realizzato nell’ambito del progetto del Progetto RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/ ’90, ideazione e direzione artistica di Marinella Guatterini che così descrive il progetto:  Dopo Duetto (1989) di Virgilio Sieni e Alessandro Certini, dopo Calore (1982) di Enzo Cosimi e La boule de neige (1985) di Fabrizio Monteverde, potrà stupire la data di nascita, "più giovane", il 1991, di Terramara, con la coreografia di Michele Abbondanza. Ma questa quarta produzione del Progetto RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/ '90, in effetti la più recente tra le coreografie prescelte, coglie al suo nascere la vivacità e l'impegno progettuale di una coppia, proprio in quell'anno costituitasi in compagnia, che aveva già vissuto in Italia e non solo, le stagioni dell'innovativo fermento della scena anni Ottanta. Basta ripercorrere le rispettive biografie dei due partner, che si incontrarono nel 1988, per trovare non solo una comune matrice formativa anche chez Carolyn Carlson, ma pure l'appartenenza (del solo Abbondanza) ad un gruppo nazionale cardine di quegli anni, i Sosta Palmizi. Primo vagito di un duo-compagnia che avrebbe continuato a sondare nei modi più diversi il tema del rapporto con l'altro, Terramara con i suoi echi classici bachiani e il fitto intreccio di suggestioni musicali etniche: ungheresi, indiane, rumene e siciliane, fu un exploit più che riuscito. Una meravigliosa e promettente prima prova autoriale che nell'arco di un'ora sciorinava bravura, quasi virtuosistica - a dispetto di quanti allora serbavano attenzione solo o soprattutto alla coreografia d'altri Paesi - e non certo ne mai fine a se stessa, bensì delicatamente tesa a rinforzare i caratteri di una "mediterraneità" tutta nostra, esemplare e oggi da riscoprire. Nato come riflessione a due sul trascorrere del tempo, sulle sue vestigia antiche e sulla complessità del legame tra due esseri di sesso opposto che s'incontrano per creare nuova vita e ricrearsi, Terramara già sfruttava tutti i significati e simboli del suo titolo. La "terramara" fu un particolare insediamento umano dell'Età del Bronzo, della Pianura Padana, costituito da un villaggio di capanne attorniato da strutture difensive o a protezione dalle acque (fossato, terrapieno, palizzata, etc). Il nome derivava da "terra - marna", intendendo con il secondo vocabolo, un terreno ricco di sostanze organiche, conseguenza dello stazionamento di uomini e animali in varie età preistoriche: terra grassa e nerastra, ma non per questo meno fertile. Diventato spettacolo, Terramara s'induriva, pronunciandone la parola, in qualche suono letterario che pareva rubato a Verga ma anche il termine "amare" entrava nel calembour di dissolvenze metaforiche continuamente nascoste e svelate. Storia d'amore danzata, la pièce lasciava fluire nell'arco di un'ora e in modo originale e desueto, il sentimento più importante e segreto di due amanti nel loro impegno quotidiano, nel tempo comunitario del lavoro. Ed ecco il motivo delle gerle piene di arance da svuotare e riempire, le fascine di paglia da caricare e spostare nello spazio immaginario di campi baciati dal solleone, durante i mesi del raccolto... In una natura, bucolicamente riscoperta come non avremmo visto in nessuna altra pièce di quegli anni - ma qualcuno, nell'esplicita e voluta povertà dei suoi elementi villici, volle allinearla a un film come L'albero degli zoccoli - si danzava il desiderio di trovare nel lavoro pure amaro e faticoso, la scansione del tempo secondo le leggi della terra e dunque i ritmi originari dell'unione tra maschile e femminile. Centinaia di arance riversate in scena non potevano essere, qui, un semplice ed esplicito omaggio al teatrodanza dalle scenografie naturalistiche di Pina Bausch, ma la necessità del colore/calore capace di accendere gesti e sguardi e di riversarli verso il pubblico in un abbraccio emotivo. Su questo turgore espressivo e drammatico, sprigionato nel rigore di una danza comunque formale, fa leva anche la ricostruzione 2013 di Terramara. Ora verrà danzato da una coppia di giovani scelti nel bacino come ovvio italiano, e guidati dai due coreografi originari. La sua rinascita sarà, come i precedenti capisaldi di RIC.CI, non certo pura archeologia, ma esemplare e fresca rigenerazione di una pièce generosa nell'intreccio coreografico, nella costruzione anche musicale, quanto nella fisicità a tinte arancioni.
                                                                                                          
Questi i crediti del riallestimento: produzione Compagnia Abbondanza/Bertoni
in collaborazione con: Amat - Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Arteven Circuito Teatrale Regionale Veneto - Città di Venezia - Assessorato alle Attività Culturali, Teatro Pubblico Pugliese
in coproduzione con: Fondazione del Teatro Grande di Brescia, Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Fondazione Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, Fondazione Ravenna Manifestazioni, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Torinodanza con il sostegno di: Ministero per i Beni e le attività Culturali – Dipartimento Spettacolo, Provincia autonoma di Trento – Servizio attività culturali, Comune di Rovereto – Assessorato alla Contemporaneità, Regione autonoma Trentino - Alto Adige, Cassa Rurale di Folgaria – Filiale di Rovereto

BIGLIETTI
intero € 25 – ridotto € 23
BIGLIETTERIA
Teatro Toniolo ore 11 - 12.30 e 17 - 19.30 (chiusa il lunedì, chiusa domenica 5 maggio)
INFORMAZIONI
Teatro Toniolo 041 971666,
Produzione Culturali e Spettacolo 041 3969220/230
Arteven 041 5074711

www.teatrotoniolo.info
www.arteven.it  
www.youteatro.it




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