Biblico: un festival autorevole, innovativo ad alto tasso culturale che deve guardare di più ai giovani e su cui il territorio deve investire
Martedi 20 Gennaio 2015 alle 21:56 | non commentabile
Festival Biblico - Lo dice una ricerca sull'impatto sociale della manifestazione divulgata ieri sera in occasione della presentazione dell'edizione 2015. E intanto nel progetto festival entra anche la diocesi di Trento. Un vero e proprio "evento di comunità " quello di ieri sera per il Festival Biblico che, nella sala Congressi di Confartigianato di Vicenza, in occasione di ‘è Festival', ha condiviso con cittadini, amici, autorità , enti e partner non solo i dati della ricerca sull'impatto sociale della manifestazione su beni e territorio, tra le novità di quest'anno, ma anche la notizia dell'entrata nel progetto per il 2015 della Diocesi di Trento.
Dopo ieri sera la manifestazione - promossa dalla Diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo - si preannuncia sempre più come un evento che guarda al Triveneto come naturale sviluppo territoriale e socio-culturale. Un fattore che emerge anche dalla ricerca condotta dal prof. Andrea Bassi, professore Associato in Sociologia Generale presso l'Università di Bologna, interpellato dal Comitato Organizzatore del Festival che, dopo dieci anni, ha ritenuto utile per la collettività aprire una riflessione sull'impatto sociale che la manifestazione ha prodotto in questi anni a Vicenza per mirare sempre più a un futuro condiviso.
La ricerca, che vuole essere un primo passo per un'analisi sempre più completa, ha analizzato alcuni ambiti specifici precedentemente non rilevati: la tipologia dei partecipanti e i loro consumi culturali, la conoscenza rispetto all'evento Festival, l'immagine della manifestazione agli occhi di chi partecipa e le modalità di fruizione. Sono stati 658 i questionari raccolti in totale nelle quattro giornate centrali del Festival di Vicenza durante le Conversazioni/testimonianze (494 questionari), Lectio Magistralis (42), Aperitivi Biblici (70) e Spettacoli (52). Da questi dati si registra, innanzitutto, che la manifestazione viene percepita di carattere prevalentemente "culturale" e "spirituale" e che apporta contributi di taglio educativo e morale. Per quello che riguarda il pubblico partecipante, si evince una netta prevalenza della componente femminile (67% vs. 33%); una forte incidenza delle classi di età comprese tra 45 - 54 e 55 - 64 anni. Inoltre, coloro che posseggono una "laurea o più" rappresentano quasi la metà dei rispondenti (45%) rispetto ad una incidenza di appena il 12,3% nella popolazione italiana e i ¾ del campione (74,2%) - ovvero 488 persone - dichiara di essere iscritto (aderire) ad almeno una tipologia associativa. Circa la metà dei rispondenti (48,4%) risulta essere affiliato ad una associazione di tipo cultuale.
Per quello che riguarda la percezione sul Festival, l'80% degli intervistati definisce la manifestazione: degna di fiducia, ben gestita, autorevole, efficiente e innovativa. Tra i punti ritenuti più critici il prof. Bassi individua il coinvolgimento dei giovani che deve essere incrementato, secondo lui, anche scegliendo realtà partner che possano co-produrre eventi per ragazzi; lo sviluppo di una politica di incoming, cioè di rafforzamento dei rapporti di collaborazione con la filiera del turismo religioso a livello nazionale, e, infine, la necessità di una partecipazione ancor maggior da parte di tutte le istituzioni territoriali proprio per il potenziale culturale, turistico e sociale della manifestazione.
"Dopo dieci anni di Festival, nel corso dei quali da un progetto nato dal basso si è arrivati a costruire un vasto percorso culturale che, partendo da Vicenza oggi anima più territori, vi è ora la necessità di una nuova maturità dell'esperienza che può realizzarsi solo con una rinnovata e sostanziale partecipazione attiva e condivisa delle numerose realtà istituzionali, imprenditoriali e associative coinvolte - ha spiegato Guido Zovico, coordinatore generale del Festival Biblico. Prendendo spunto da alcuni dati offerti dalla ricerca, gli obiettivi per il nuovo decennio si rivolgono quindi alla razionalizzazione e maggiore qualità degli eventi, ad aprire un'efficace finestra verso i giovani chiamandoli alla co-progettazione e, infine, a valorizzare la centralità del ruolo di Vicenza sia per lo stimolo offerto a quel bacino territoriale che accoglie la manifestazione e sia quale punto di arrivo e conclusivo dell'intero percorso culturale. In questo quadro la condivisione e un più forte coinvolgimento delle diverse realtà diventano centrali: una sfida che, pur se reciprocamente impegnativa, diventa importante per generare quei benefici valoriali e relazionali che nel primo decennio si sono percepiti come concretamente possibili".
Un obiettivo che è emerso anche nelle parole degli interventi che si sono succeduti durante la serata, dai rappresentanti delle istituzioni alle Diocesi partecipanti fino al Comitato organizzatore della manifestazione. "Perché è ancora necessario un Festival Biblico? - si sono chiesti i presidenti, mons. Roberto Tommasi e don Ampelio Crema - perché la straordinaria attualità della Bibbia, soprattutto in momenti come questi, può davvero riuscire a creare ponti di comprensione e di dialogo al posto di muri. E il Festival Biblico, sull'asse di questo obiettivo, ha la forza dirompente di una buona idea". La serata - coordinata da Roberta Rocelli - è stata anche l'occasione per presentare e approfondire il tema dell'edizione 2015 ‘Custodire il Creato, coltivare l'Umano' che si terrà dal 21 maggio al 2 giugno prossimi.